Giornalisti, magistrati,imprenditori: uniti contro le mafie.
“Ma chi te lo fa fare!” Lo hanno ripetuto in molti a Giovanni Spampinato, Giancarlo Siani, Pippo Fava. “Ma chi te lo fa fare?”, una domanda a cui spesso Lirio Abbate, Rosaria Capacchione, Roberto Saviano, ma anche magistrati e imprenditori che decidono di mettersi contro alla mafia non sanno dare risposta.
“Facciamo solo il nostro lavoro”, ha risposto Peter Gomez, ospite dell’incontro dedicato ai giornalisti, imprenditori e magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata.
Un’incontro per parlare di informazione e non solo, che ha visto dibattere e raccontare le proprie esperienze e considerazioni Lirio Abbate, Angelo Agostini, David Lane, Ivanhoe Lo Bello e Alberto Spampinato.
Un’occasione per presentare anche la nascita dell’Osservatorio della Fnsi e dell’Ordine dei Giornalisti sui cronisti minacciati. Nelle terre dove le mafie sono più forti sono numerosi i giornalisti minacciati. Non ci si può fermare solo a considerare i casi, diventati mediatici, di Saviano e Maniaci ad esempio, ma l’obiettivo dell’osservatorio è di permettere anche agli altri cronisti locali di essere protetti mediaticamente.
“La maggiorparte dell’informazione che la gente riceve è data dalla televisione, e il 90% della televisione in Italia è controllata da 1 persona”. Sono parole dure quelle di David Lane, autore del libro L’ombra del potere e per questo citato in giudizio da Berlusconi. Lane mette in difficoltà le contraddizioni dell’informazione italiana, dove chi vuole mostrare e portare a conoscenza inchieste è costretto a scrivere libri anziché vedere i propri articoli pubblicati sul giornale.
Parte della colpa è anche della stessa classe giornalistica, che secondo Lirio Abbate non pone mai “la seconda domanda, che è quella che conta”.
Ma la lotta contro la mafia non è solo dei giornalisti. Ivanoe Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia racconta come gli imprenditori che pagano il pizzo vengano espulsi dal sindacato.
Giornalisti, magistrati, imprenditori. Tutti con uno stesso fine. Tutti contro le mafie.
Gerardo Adinolfi