Tra satira, politica e informazione
A passeggiare per Corso Vannucci ieri pomeriggio si intuiva subito che c’era qualcosa di speciale nell’aria, proprio lì davanti al Teatro Pavone, oggetto di appostamenti dalle quattro di ieri pomeriggio fino a tarda notte. E in effetti chiunque sia passato di lì non avrà potuto non notare un’imponente fila di persone, una fila composta e paziente che sotto la pioggia aspettava tranquillamente anche 5 ore per entrare e sedere nella platea del Teatro Pavone. Erano tutti lì per il Festival del Giornalismo. “Vabbè, stasera c’è Marco Travaglio.”
Si, motivo di tanta agitazione delle folle perugine ieri è stato l’ incontro pomeridiano, una vera e propria chiacchierata sul rapporto tra politica, satira e informazione nell’epoca dei blog a partire dal caso Grillo. In primis, ebbene si, Marco Travaglio a tavolino con degli illustri colleghi, Luca Telese, Andrea Scanzi che ha da poco scritto un libro dal titolo “Ve lo do io Grillo”, Jeff Israely, corrispondente per tanti anni, dall’Italia del settimanale Time , e una poco convinta Elisa Calessi a rappresentare i “Grillo-scettici”.
Scanzi, che segue Grillo ormai da tanti anni, ha riassunto in due momenti l’importanza e l’interesse per Grillo nella scena politica: in primo luogo Grillo è un fatto politico anche nella sua antipolitica: è riuscito, anche se per brevi momenti, a “far tremare il palazzo”, a risvegliare coscienze addormentate. Poi Grillo è un fatto comunicativo, un’esperienza unica in Italia e non solo; il Time l’ ha indicato come uno dei blogger più influenti del mondo. Insomma, la domanda ora “sorge spontanea”, com’è possibile che un attore comico, di origini “nazional popolari” come Grillo che ha fatto tanti Festival di Sanremo con Baudo, che riempiva palazzetti e stadi, che appariva negli anni 70 /80 molto spesso in tv, sia diventato il fenomeno politico che ha messo in crisi mezza classe politica italiana, se non tutta. In primis, il suo coraggio, asserisce Scanzi, “ci ha messo la faccia”. E poi, e qui si ritorna alla debolezza strutturale di cui si è tanto parlato a questo Festival Internazionale del Giornalismo, perché Grillo è diventato un punto di riferimento “obbligato” e necessario per tutte quelle persone deluse, ancora una volta, dalla politica del centro sinistra italiana che perde ogni giorno sempre più consensi, che non riesce a tenere uniti gli elettori anti berlusconiani. Il pubblico, composto da molti “grillini” e da molti ragazzi del Meet-up, ma non solo, applaude.
L’analisi del fenomeno da parte di Telese è chiara: “Grillo è la maledizione che si meritano i politici e tutti coloro che gestiscono l’informazione oggi”. Ricorda, con Marco Travaglio, come a nessuno dei V-Day – i Vaffa Day organizzati da Grillo negli anni scorsi- fosse presente un qualsiasi inviato dei TG nazionali, nessuno dalle agenzie di stampa stampa, nessuno. E poi il giorno dopo, tutti a inveire contro “l’esagerazione nei toni” di quella manifestazione che massacrava tutti, giornalisti, politici, e servi del potere. Il problema, oltre che politico, è nell’informazione. Un’informazione filtrata, organizzata come un concerto in cui tutti eseguono la loro parte. Telese è chiaro, “Grillo è la spia di qualcosa che non va”.
E’ finalmente il turno di Marco Travaglo, tutti aspettavano il suo intervento che, come sempre, arriva puntuale e preciso e, soprattutto, fedele ai fatti. “Grillo è riuscito a trasformare la sua popolarità in credibilità, quando la realtà ha preso il sopravvento, lui se n’è impossessato insieme a questo nuovo strumento, il blog, che gli permette di fare e dire quello che vuole”. E perché non dovrebbe essere così, dal momento che si mantiene da solo e non dipende da nessuno?”. Confuta l’opinione di chi condanna Grillo per il modo poco democratico in cui gestisce il suo blog: il blog è suo, “lui fa quello che gli pare”. Tutta quella serie di mistificazioni, calunnie da parte del mondo della stampa, della tv, del mondo politico, si spiegano con il fatto che lui si è messo contro tutti, ha denunciato, sulla scorta di notizie ed eventi verificati, giornalisti “embedded” e innumerevoli collusioni tra politica, economia e informazione. È odiato sia da destra che da sinistra, dal mondo della stampa come da quello della tv, fa male perché dice la verità.
Poi è il momento delle critiche. Luttazzi, ricordano sul palco, l’ha sempre criticato perché ha abbandonato molti dei talenti artistici di un attore comico che fa satira solo nei teatri o, comunque, in appositi luoghi finchè i riflettori sono accesi. Inoltre, quell’ondata di antipolitica che ha sollevato dopo i V-Day, precisa Israely, non fa bene all’Italia che poi non sa come utilizzare tutta questa forza e questo movimento di persone, e questo traspare anche all’estero. Gli hanno rimproverato i toni che usa, la poca disponibilità al confronto ma, ricorda Travaglio, se i politici per primi non sono disposti al confronto, perché mai dovrebbe esserlo un comico?
La discussione potrebbe andare avanti per ore, il pubblico è più interessato che mai al confronto, e il momento delle domande vede l’instaurarsi di un’aspra battaglia per il possesso del microfono.
Lucina Paternesi Meloni
L’assordante silenzio della TV di stato sul Festival del Giornalismo di Perugia per non rubare la scena alla rassegna di Vinitaly non fa il paio con tutto quel che si è sentito sino ad ora sulla schiena diritta dei giornalisti italiani?