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Al Pavone, si parla di musica…ma se ne fa anche tanta!

Baccini al Pavone

Forse ci voleva. Forse si sentiva il bisogno di una serata che stemperasse i toni e desse al festival un’aria più informale. Dopo due giorni intensi, in cui si è discusso ininterrottamente di argomenti di importante interesse giornalistico, è arrivata una serata apparentemente lontana dai canoni classici della manifestazione. Ieri sera al Teatro Pavone, si sono incontrati per fare due chiacchiere quattro grandi nomi della musica italiana: Francesco Baccini, Boosta (Tastierista dei subsonica), Andrea dei Tetè de Bois, e Mariella Nava. Moderatore della serata Stefano Corradino di Articolo 21.

Quattro artisti, quattro stili differenti, ma un filo comune che li unisce tutti: dare alle loro canzoni un valore aggiunto. Perché in questo incontro si è voluto riflettere anche su questo, ovvero se la musica può essere un veicolo per portare all’attenzione del grande pubblico temi di importanza sociale. Quindi, musica come aiuto per alcune marginalità sociali e civili. Un tema delicato, se si pensa anche all’attenzione, spesso scarsa, che la stampa o la televisione riservano alla musica ed ai cantanti. Baccini ha ricordato come alcune delle prime canzoni da lui scritte abbiano affrontato temi anche importanti, ma purtroppo sono state spesso ignorate: “La musica purtroppo non fa ascolto e in certi spazi non è ammessa. Viviamo in un paese che va al contrario che preferisce guardare XFactor e credere che quella è vera musica. Nada ha invece una visione diversa: “Preferisco raccontare la musica come una spettatrice, come una giornalista. La musica va ascoltata, le parole sono importanti, ma spesso dai media viene ignorata in base a criteri ancora oscuri. In questo modo la musica non si veicola”. Andrea dei Têtes de Bois ivece dice che: “Abbiamo scelto una strada indipendente, ma io non sono un artista impegnato: ma un artista che si impegna. E il mio impegno è evitare che la musica sia trattata come saponette, soprattutto dai media.” Boosta dei Subsonica sposta il suo intervento sull’attenzione per l’ambiente, ricordando che i subsonica sono stati i primi artisti a livello europeo a fare un concerto a bassa emissione di Co2. Anche in questo caso, Boosta sottolinea come poi sia stato dato risalto ad una notizia simile solo quando sono stati i Radiohead a fare un’iniziativa simile.

Nel corso della serata sono poi stati proiettati due video molto intensi, in cui vengono mostrati artisti di strada provenienti da tutto il mondo che intonano “Stand by me” e dei ragazzi di Capoverde che si esibiscono in workshop di capoeira per trovare un’alternativa alla vita di strada. Insomma, musica come collante per i popoli e le nazioni.

Quando ormai sembrava essere giunti al finire di questa lunga chiacchierata, a sorpresa i quattro artisti si alternano alla tastiera e ci regalano quattro piccoli momenti di allegria. Nada, la prima ad esibirsi, propone “Spalle al muro”, pezzo cantato da Renato Zero, che commuove il pubblico e riporta il discorso sull’attenzione della musica per il sociale. Baccini, come nel suo stile, resta sull’ironico e con un brano inedito ci fa ridere, sulle abitudini dei tifosi alla domenica. Quando è il turno di Andrea dei Tete de Bois assistiamo ad un divertente teatrino. Una ragazza dal pubblico, e Fabio, uno dei nostri fotografi, vengono coinvolti in una sorta di balletto fatto di imitazioni e mimica. Quando alla tastiera va Boosta, la sala si accende di urla e applausi, che fanno intendere come la maggioranza del pubblico sia giovane. Il siparietto che si crea è divertentissimo e finisce subito immortalato in decine ti telefonini. Il tastierista dei subsonica confessa di non ricordare gli accordi delle sue canzoni e chiede al pubblico di aiutarlo a cantare. Un altro prezioso aiuto arriva poi dalla regia che proietta sul maxischermo i testi delle canzoni prese da internet. L’ilarità è alle stelle e l’atmosfera è piacevole e nonostante l’ora tarda potremmo continuare ancora per molto tempo.

Una serata all’insegna dell’allegria e del buon umore quindi, che ha permesso di allontanarsi per un momento dall’atmosfera rigorosa del festival, pur regalando dei momenti per pensare.

Foto e recensione di Giovanni Ritacco

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