subscribe: Posts | Comments

Musica, leggera o impegnata?

I volontari del Festival sono ragazzi impegnati. Stasera sono tutti a seguire il panel di discussione sul Medio Oriente, mentre qui al Teatro Pavone ci disimpegniamo un po’ parlando di musica. Che poi a pensarci bene, si può fare giornalismo anche attraverso la musica… Si possono testimoniare esperienze di vita, si può far riflettere e parlare alla gente, affrontando temi che la interessano da vicino e che magari non si trovano sul giornale o sul Tg delle venti.
È questo ciò che è venuto fuori da un incontro che ha rotto tutti gli schemi tradizionali seguiti nelle conferenze ospitate in occasione del Festival. Musica e parole sono state le protagoniste della serata, come recita il titolo proiettato sul sipario del teatro, sopra le faccette in primo piano degli ospiti della serata. Le voci di Boosta dei Subsonica (al secolo Davide Di Leo), Francesco Baccini, Mariella Nava e Andrea Satta dei Tetes de Bois si sono avvicendate sul palco del teatro come i suoni di una melodia, orchestrata da uno scanzonato, quanto insolito nel ruolo, direttore d’orchestra (e dell’associazione Articolo21) Stefano Corradino.
Quattro musicisti italiani, provenienti da generi e tradizioni musicali molto diverse fra loro, si sono ritrovati insieme a parlare di musica e informazione, scoprendosi prima di tutto accomunati da un rifiuto dell’etichetta, dal non sentirsi e non voler essere definiti come ‘artisti impegnati’, ma solo semplicemente come chi racconta delle storie, degli scorci di vita, come dice Mariella Nava: “In questo senso allora anch’io sono una reporter…”
La musica impegnata è allora quella che si ascolta nei concerti eco-compatibili, come quelli dei Subsonica, è quella che denuncia e irride i malcostumi di una generazione, che suscita riflessioni sui problemi della società, come le canzoni della Nava sull’AIDS e il problema degli incidenti sul lavoro; è la musica cosiddetta alternativa dei Tetes de Bois, spesso è la musica degli esordienti e quella che non passa nei circuiti mediali tradizionali. Niente ‘Fattori X’, né ‘Amici’ di nessuno, solo talento e passione; come quella dei cantanti di strada di tutto il mondo, di chi non ha niente ma canta Stand by me da ogni angolo del globo con un sorriso stampato sulla faccia.
É quella che costruisce la pace, che unisce i popoli e li rende uguali, che porta speranza e condivisione grazie all’amore universale per la musica.
Lo stesso coinvolgimento investe con un’ondata di energia anche il Teatro Pavone e nella seconda parte della serata il dibattito si trasforma in spettacolo, grazie alle performance degli artisti ospiti, accompagnati da un pubblico urlante nonostante l’ora tarda. Corradino s’improvvisa pianista, si canta tutti insieme Via del Campo di De André: è questo il tributo del Festival del Giornalismo a chiunque faccia dell’impegno civile una missione, un’aspirazione professionale e umana, attraverso i linguaggi e i canali espressivi più diversi.

Silvia Zammitti

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *