Post giornalismo e nuovi linguaggi
Nel 2009 il concetto di giornalismo, nella sua accessione classica, sembra ormai superato. Grazie ad internet nuove forme di linguaggi, si diffondono per la rete e in tutto il globo. Una stragrande maggioranza di chi usufruisce quotidianamente dell’informazione migra verso il web. E’ uno scenario del tutto nuovo, che con il tempo sta diventando però quello predominante, guadagnando poco a poco spazio nel mondo dell’informazione. L’incontro svoltosi stamane alla Sala dei Notari, ha avuto come tema centrale proprio questi argomenti. Angelo Mellone, arbitro di questo dibattito ha introdotto l’argomento della giornata parlando della profonda crisi che attanaglia anche la stampa mondiale, paventando un possibile futuro fatto unicamente di riviste online. La domanda che si pone è: si può parlare ancora di giornalismo? E cos’è il giornalismo oggi? Mellone sostiene che non sia altro che un calderone nel quale, al giorno d’oggi ci sono molti ingredienti: new journalism, social network, video making e tanti altri. La parola passa agli ospiti.
Cristina Tagliabue, , di Nova24, ci parla di un problema che sembra sorgere parallelamente allo sviluppo delle nuove forme di comunicazione: ci sono tanti narratori ma pochi giornalisti veri. Per lei Michael Moore è uno di questi. Sua fonte di ispirazione, sostiene che abbia creato un modo più nuovo ed intelligente di fare giornalismo, diverso e migliore da quello che si vede in giro, soprattutto quello italiano. Conseguenza di questa trasformazione è la libertà di poter esprimere meglio le proprie idee, senza condizionamenti dall’alto. In particolare si chiede: Perché io devo lavorare per un giornale che non mi farebbe parlare liberamente di quelo che voglio? Quindi, ben vengano queste nuove forme di comunicazione e libera diffusione del pensiero.
La parola passa ora a Benjamin Reece, giovane filmaker che grazie alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia e dalla connettitività si è ricavato uno spazio significativo nel mondo della comunicazione. Per Reece c’è un nuovo business che riguarda i modelli di comunicazione, che permette alla gente di accedere ai mezzi di comunicazione in maniera diretta. Senza passare per gli intermediari, c’è un rapporto più diretto con i media. Ognuno di noi può dire quello che vuole, e la gente comunque lo sentirà o gli presterà attenzione.
In sostanza, ormai siamo in piena fase 2.0. Tutti possono liberamente esprimere le proprie idee e il rapporto che intercorre tra chi scrive e chi legge è di 1 a 1. Come trovarsi in pratica in una situazione produttore-consumatore. L’atmosfera che si respira è quindi pienamente ottimistica, e le prospettive per il futuro sono incoraggianti, per lo meno per chi intende distaccarsi dal mondo classico del giornalismo. Tutto cambia, tutto si evolve. Forse questa volta, in una maniera migliore.
Giovanni Ritacco