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Mercoledì, un pomeriggio ricco di eventi

Il pomeriggio della prima giornata del Festival si è aperto con il seminario “Il giornalismo d’inchiesta ambientale”.  Andrea Purgatori, moderatore dell’incontro, ha portato gli ospiti – Sylvie Coyard di Radio Rai 3, Maso Notarianni, direttore di PeaceReporter ed il giornalista del Corriere della Sera Carlo Vulpio – a riflettere sui rapidi cambiamenti che hanno coinvolto il giornalismo d’inchiesta al servizio dell’ambiente. Nell’agenda setting, però, le tematiche ambientali sono spesso dimenticate, poiché, da quanto emerge dal seminario, esistono forti pressioni da parte dell’ecomafia sulla stampa.
La mafia è stata protagonista anche del dibattito “Globalizzazione e criminalità organizzata”, che ha visto la presenza del procuratore nazionale antimafia Piero Grassso, del segretario dell’Associazione Stampa Romana Paolo Butturini e dei giornalisti Francesco La Licata (La Stampa) e Petra Reski (Die Zeit). Nell’era della globalizzazione anche le organizzazioni criminali si adeguano e così le forze di polizia si trovano, da un lato, a dover decifrare i pizzini di Provenzano e, dell’altro, a porsi il problema di intercettare Skype. I nuovi mezzi di comunicazioni hanno mutato la società ed anche i cambiamenti delle mafie sono evidenti, da organizzazioni verticiste, si sono quasi tutte trasformate in reti di contatti.
I new media, oltre ad essere divenuti i canali di comunicazione delle organizzazioni criminali, hanno stravolto la vita quotidiana di ognuno di noi. Ma si può ancora parlare di “new media”? E’ questa la domanda che Mario Tedeschini Lalli si pone e rivolge ai relatori all’apertura della sessione del Festival dedicata ai nuovi mezzi di comunicazione. Blog, twitter e facebook sono diventati strumenti di uso quotidiano. Antonella Beccaria, blogger e giornalista , ricorda le parole di Giorgio Gaber che cantava “la libertà è partecipazione”; oggi internet è partecipazione. Dello stesso parere Antonio Sofi, esperto di new media e docente presso l’Universita di Firenze.
Nel tardo pomeriggio si è tenuto anche il primo dibattito nella Sala Lippi: i direttori delle principali testate umbre si sono dati appuntamento per confrontarsi su che cosa significa oggi fare giornalismo locale. “I quotidiani locali, come quelli nazionali, hanno assunto una dimensione di approfondimento; il lettore non cerca la notizia, poiché è già stato informato attraverso i telegiornali regionali, ma cerca una chiave di lettura per leggere l’evento” ha dichiarato Anna Mossuto, direttore del Corriere dell’Umbria.
Durante la prima giornata del Festival, Perugia ha dovuto fare i conti con i recenti eventi di cronaca nera che hanno portato il capoluogo umbro ad essere al centro dell’attenzione mediatica. Ma l’informazione può diventare gogna mediatica? Questa la domanda che si sono posti gli ospiti presenti al dibattito “Cronaca nera, prima notizia”; il confine tra informazione e sensazionalismo è molto labile ed il giornalista deve essere in grado di muoversi tra il dovere di cronaca e la morbosità per gli eventi di sangue. Dall’omicidio di Cogne al delitto di Perugia si può parlare di un vero “effetto CSI”, l’esperto della scientifica è diventato il simbolo della giustizia, colui che riesce a risolvere i casi e a scoprire al verità.
Ultimo appuntamento del pomeriggio, la presentazione del libro “Profondo Nero” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza. Un libro denuncia, che dopo essere stato depositato tra gli atti processuali ha fatto si che il pm Diana De Martino decidesse di riaprire il fascicolo sulla morte di Pierpaolo Pasolini.

Jessica Camargo Molano

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