Cronaca nera, prima notizia
Alla sala dei Notari si è discusso con autorevoli ospiti, degli ultimi casi di cronaca nera avvenuti nel nostro paese: da Novi Ligure, a Cogne, passando per il delitto di Elba fino a giungere al caso di Perugia. Si è cercato di capire che ruolo svolge l’informazione nei casi più efferati di cronaca nera, ovviamente non sono mancate riflessioni sull’importanza o meno di rendere pubbliche le intercettazioni per la risoluzione dei casi giudiziari. Diversi i punti di vista. Più volte, e forse non senza un fondo di verità il mondo del giornalismo è stato accusato di eccitare la morbosità della gente. L’incontro dibattito è stato aperto dal moderatore Paolo Poggio con la citazione di Corrado Calabrò, garante per le comunicazioni: “l’informazione non può diventare gogna mediatica”. Dunque se è vero che compito dei mezzi di comunicazione è informare l’opinione pubblica di quanto è accaduto e accade forse diventa un dovere raccontare nella maniera più particolareggiata possibile l’accaduto. “Eccitiamo l’interesse del pubblico ma raccontando cose vere…” questa è l’opinione di Fiorenza Sarzanini “…la cronaca nera appassiona. Il giornalista è fondamentale, è come una sentinella che guarda per capire e raccontare quello che succede” continua la giornalista del Corriere della Sera. Più cauta è stata in merito, invece, l’avvocato Caterina Malavenda, la quale ha precisato che ogni volta che si pubblica qualche notizia sarebbe il caso di pensare che essa coinvolge la vita di donne e di uomini con un passato e un futuro da rispettare, insomma ogni volta c’è da chiedersi “ E se fosse capitato a mia madre?”. Ogni caso è a sé stante e, dunque, ogni volta bisogna decidere se è giusto pubblicare le intercettazioni, questo il parere di Massimo Martinelli. A parte la questione delle intercettazioni che è un tema caldo in questo periodo anche la questione delle titolazioni non è da sottovalutare. Non basta forse a volte dire o scrivere uccisa, o bisogna per forza sottolineare l’efferatezza dell’omicidio con l’espressione “donna sgozzata”? A volte, non è più rispettoso sia per la vittima che per i lettori i particolari più delicati che non aggiungono niente alla notizia? O è proprio vero che la gente è morbosamente interessata a questi pensieri perché pensa “Tanto a me non capiterà mai!”. L’informazione non è il cinema, anche se ultimamente la spettacolarizzazione di essa sta diventando la regola di molti, purtroppo.
Marta Ferraro