Tra globale e locale, le sfide dell’informazione
“Per chi si scrive?”. S’intitolava così un saggio di Italo Calvino, uno degli ultimi grandi operatori culturali dei nostri tempi, nel quale s’interrogava sui destinatari della sua scrittura. Una domanda questa che dovrebbe precedere qualunque lavoro giornalistico: capire per chi si scrive per comprendere perché e cosa scrivere.
Ha ancora senso un interrogativo del genere al tempo del villaggio globale? Non sarebbe più semplice scrivere per tutti?
L’informazione globale, istantanea, mobile, capace di raggiungere chiunque, rischia di divorare le realtà locali, costrette a inseguire tempi e tematiche sulle quali sono destinate a giungere in ritardo.
Si è discusso di questo oggi pomeriggi alla sala Lippi dell’UniCredit Banca, in un incontro che ha visto protagonisti direttori e membri dei quattro principali giornali a carattere regionale dell’Umbria.
Presente all’incontro anche Pierluigi Camilli, vicedirettore Rai dei Tg regionali. “C’è grande richiesta da parte del pubblico d’informazione locale. Potremmo essere un grande punto di riferimento per queste realtà. La Rai dovrebbe fare maggiori investimenti in tal senso”.
A sorpresa sembra emergere ottimismo dagli addetti ai lavori, i quali si dichiarano fiduciosi circa il futuro della carta stampata: “L’impatto con la globalizzazione è stato tremendo, ma ormai alle spalle. Una risalita è possibile, a patto che no si corra dietro ai nuovi media. Bisogna imboccare con decisione la strada dell’approfondimento”.
Tempi più dilatati, maggiore cura e interesse per tematiche legate al territorio. Sembrano essere queste le carte vincenti da giocare sul tavolo del futuro. Niente bluff, niente rilanci se di fronte si hanno i nuovi media.
Calvino affermava che bisogna scrivere per un lettore ipotetico, che ancora non esiste. Collocare i propri lavori su uno scaffale con l’intento di modificarlo, di mettere in discussione una scala di valori già salda. L’informazione globale è veloce, ma la velocità non le lascia il tempo di modificare lo scaffale dei lettori. La carta stampata può farlo, può tornare a creare cultura. E’ questo il tavolo sul quale bisogna trovare il coraggio di sedersi. Un tavolo in cui ogni rilancio sarà una vittoria.
Francesco Casaburi