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Il capitalismo di relazione, la via italiana alla meritocrazia

Ph. Max Broad

Il contorto funzionamento dell’alta finanza italiana è al centro della discussione tra il giornalista del Sole 24 ore Gianni Dragoni e il Presidente di Mps Alessandro Profumo, con Rachel Sanderson, corrispondente dall’Italia del Financial Times, nel ruolo di moderatrice. L’autore di “banchieri e compari” si sofferma sulle storture del sistema economico italiano, la grande domanda irrisolta che si pone è: esiste un buon capitalismo? La risposta non arriva e nemmeno un fiero esponente della classe dirigente italiana come Profumo riesce ad essere esauriente. La discussione verte sulle contraddizioni della stampa che amplifica a dismisura gli scandali, ma compie sempre meno inchieste per scovare le magagne prima che esplodano alla luce del sole.
Profumo afferma di aver provato in tutti i modi a scardinare la ragnatela di connessioni in Unicredit, dalla quale è stato AD per 15 anni, con buoni risultati; fino alla sua cacciata per opera delle stesso sistema clientelare. Il banchiere non condivide l’atteggiamento ipercritico verso il sistema bancario e rivendica la sua importanza sociale, “le banche hanno causato più danni prestando troppo che prestando poco”.
Dragoni sottolinea malinconicamente che l’art. 1 della Costituzione repubblicana dovrebbe enunciare: “L’Italia è fondata sul conflitto d’interessi, si santifica”.
Altro punto dolente del dibattito è la discussione sugli stipendi dei manager e i relativi bonus, Sanderson ritiene che il tema in Italia sia marginale, mentre nel Regno Unito la situazione è opposta.
L’incontro si chiude con l’appello di Dragoni in cui sostiene che nel nostro paese la libertà di stampa è garantita ma non la libera stampa, soffocata dagli infiniti e spesso incalcolabili danni generati dai conflitti d’interesse.

Romolo Tosiani

@romolotosiani

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