Primavera araba: un’illusione?
Ma esiste davvero una Primavera araba? I paesi sulla costa del mediterraneo preferiscono parlare di rivoluzione. Non c’è dubbio che queste rivolte abbiano creato aspettative di democratizzazione che, per varie ragioni, non avrebbero potuto concretizzarsi in tempi brevi. Si è trattato forse di un’illusione rapidamente trasformata in disillusione o forse non tutto è perduto? «Dal 2008 a oggi siamo giunti a un punto di non ritorno», sostiene Seyda Canepa, giornalista per l’emittente turca NTV e CNBC. In merito alla attuale situazione della Turchia, la Canepa ci ha presentato nel dettaglio una società civile laica e un modello di governo fonte di ispirazione per tutti i paesi coinvolti nella Primavera araba. Un aspetto che rende allettante il modello turco agli occhi degli altri paesi in questione, è rappresentato, inoltre, dalle riforme utilizzate negli ultimi vent’anni che hanno dato un forte impulso allo sviluppo sia economico che culturale. Un caso evidente di come la democratizzazione abbia condotto a un miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Tuttavia, in molti sostengono che dietro questa Primavera si nasconda, in realtà, un rigido inverno. Il fenomeno non ha sortito, infatti, solo esiti positivi, basti pensare al caso dell’Egitto, che in seguito alla caduta di Mubarak, ha incontrato molte privatizzazioni, la società non ha dunque goduto dei benefici sperati. Le poche imprese egiziane sono controllate anche attualmente da familiari e parenti del dittatore, che occuopano ancora i vertici del potere.
Tra queste società è maturata dunque, nel corso degli ultimi anni, una nuova coscienza di sè, i cittadini non si considerano più sudditi e non hanno paura di esprimere il proprio dissenso, anche nei confronti degli organi che li governano. Resta, tuttavia, il timore di cadere ancora una volta vittima di autoritarismi.
«Quando si parla di Primavera araba, non si può prescindere dall’analisi di tre diritti fondamentali: i diritti delle donne, quelli delle minoranze etniche e religiose e di chi ha un diverso orientamento sessuale» , afferma Farian Sabahi, docente, giornalista e storica italiana, focalizzandosi soprattutto sulla situazione iraniana. Anche in questo contesto, quello della Primavera araba si presenta come un fenomeno ricco di contraddizioni. In Libia, per esempio, i membri della Sezione costituzionale della Corte Suprema, dopo la caduta di Gheddafi, hanno deciso di autorizzare nuovamente la pratica della poligamia, giudicata in contrasto con la legge islamica della Sharia.
Anche i governi occidentali hanno avuto un’influenza non indifferente nella Primavera araba. In alcuni paesi, infatti, questo fenomeno è stato affossato dal principio dai governi occidentali, come nel caso del Bahrein, in cui le manifestazioni sono state soppresse per interessi economici statunitensi. Come recita un detto arabo: «l’odore dei soldi sposta anche il corso dei fiumi».
Nicoletta de Vita e Viola Bellisai