L’Europa non è un pugile suonato!
Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo, a lungo funzionario nell’Unione Europea. Dastoli è quindi uno dei maggiori esperti italiani di Europa, ha anche collaborato con Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori dell’Europa unita. Lui stesso si autodefinisce «un manovale dell’integrazione europea, io ho solo contribuito a mettere qualche mattone».
Per il Festival del Giornalismo ha voluto parlare dell’informazione e del destino dell’Europa.
Cosa ne pensa dell’atteggiamento della politica e del mondo dell’informazione italiana sull’Europa?
«Racconto un episodio interessante in questo senso. Qualche mese fa, per la prima volta nella storia, siamo stati contattati per i colloqui per la formazione del nuovo governo (poi falliti) dal premier incaricato Pierluigi Bersani. Bersani si è dimostrato vicino alle questioni europee, anche alla luce del futuro turno di presidenza italiana dell’Ue. All’uscita c’era una schiera di giornalisti che, dopo il nostro resoconto, non ha fatto alcuna domanda. A loro interessavano le larghe intese, gli “inciuci” della politica e queste cose così, non dell’Europa. Eppure l’Europa è e deve essere la cosa più importante di tutte.»
E il precedente governo Monti, ritenuto molto vicino alle questioni europee?
«Vede, a Monti abbiamo mandato una decina di lettere per chiedere un incontro, non ci ha neanche mai risposto. Questo è eloquente. Monti è sì un europeista ma non un federalista, ha detto che secondo lui l’Europa federale non si farà mai.»
Il continuo allargamento dell’Ue, per esempio con i paesi balcanici, secondo lei è un vero vantaggio?
«Quando si aggiunge un nuovo paese alla famiglia gli aspetti positivi superano sempre quelli negativi. L’integrazione e l’allargamento in questi decenni sono stati sempre un aspetto di grande stabilità. Questi paesi dell’est hanno scelto di passare alla democrazia e noi abbiamo il dovere di accoglierli.»
Quali sono in generale i benefici portati dall’Unione Europea per la vita dei cittadini europei?
«Riprendendo il titolo di un vecchio convegno: “L’Europa conviene!”. Basta pensare alle iniziative di democrazia partecipativa, ai fondi per lo sviluppo, agli scambi culturali e tanto altro. L’Europa non è un “pugile suonato” ma è la vera risposta per uscire dalla crisi. C’è però come detto un problema di consapevolezza e di utilizzo di queste opportunità, per citare Stefano Rodotà: “i diritti costano quando non vengono applicati.”»
La prospettiva federalista con il progetto degli Stati Uniti d’Europa, di cui lei è uno dei più concreti sostenitori, è davvero realizzabile?
«Certo, ne sono convinto. Il progetto federalista si farà con chi ci sta, con tutti gli stati che aderiranno. Le elezioni europee del 2014 saranno per la prima volta un grande banco di prova con lo scontro tra le forze europeiste e gli antieuropeisti. E sono convinto che prevarranno i primi e così finalmente realizzeremo il sogno degli Stati Uniti d’Europa!»
A cura di Enrico De Col