Hai mai sentito parlare d’Europa?
L’Europa, questa sconosciuta. L’Europa noiosa, difficile da spiegare, l’Europa dimenticata dai media. Eppure ultimamente sempre più presente nell’agenda dell’informazione nazionale, anche se se il tema è declinato quasi esclusivamente nella sua dimensione ecnonomico-finanziaria. “Del resto (energia pulita, maggiori investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione) non se ne parla”, afferma Fabio Raspadori, professore di Diritto dell’Unione europea all’Università degli studi di Perugia. Un problema grave. È proprio per cercare di porvi rimedio che è stato pensato il progetto Fise, Finestra sull’Europa. Fise è un percorso innovativo e sperimentale, nato nel 2008 all’Università degli Studi di Perugia. Oggi coinvolge altri nove atenei italiani (quattro del Centro Italia e cinque del Sud), grazie a una convenzione con il Dipartimento politiche europee. Un’iniziativa estremamente attuale, se si considera che il 2013 è l’anno Ue dei cittadini.
Il Fise è un laboratorio didattico che coinvolge gli studenti universitari nella redazione di articoli sull’Europa con il supporto di docenti universitari e giornalisti professionisti. I pezzi vengono poi pubblicati negli inserti di quotidiani locali, per cercare di avvicinarsi a un pubblico vasto ed eterogeneo. Un progetto di comunicazione dal basso, fatta dai cittadini per i cittadini, insomma. “L’Europa è in grande affanno – commenta Raspadori -. Sembra un po’ come un pugile suonato, come se si aspettasse il pugno finale che la farà cadere al tappeto”. Se ne parla solo in termini di crisi, di spread, di fallimento. Spesso anche quando ci sono altri argomenti notiziabili, i giornali nazionali li ignorano. “Da poco è stata proposta una mozione a favore della chiusura di una delle sedi più costose dell’Ue, quella di Strasburgo. La maggioranza era favorevole, mentre tutti gli italiani iscritti al Ppe, tra cui anche Mastella e Iva Zanicchi, hanno votato contro – racconta Raspadori -. A mio avviso, che in tempi di crisi gli italiani si siano dichiarati contrari alla chiusura di una sede del costo di ben 300.000.000 di euro avrebbe dovuto far notizia”.
Eppure, sebbene spesso ignorata o sconosciuta ai più, l’Europa è necessaria. Non si può pensare di uscire dalla crisi, di aumentare il livello del Pil e di competere con le grandi potenze economiche se non ci muoviamo in termini europei. Per questo è importante raccontarla, soprattutto in vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2014. “I deficit sono tre – spiega Diletta Paoletti, dell’Università di Perugia – . Di informazione, parziale, scarsa e imprecisa. Di conoscenza e di formazione”. Parlare d’Europa, soprattutto ai giovani cittadini europei, è un’esigenza fondamentale. Dal 2010 a oggi vi è infatti stato un calo di fiducia nell’Europa del 17%. E i cittadini italiani hanno scarsa conoscenza e capacità di sfruttare a pieno i loro diritti di cittadinanza europea. Nonostante tutto, il 51% di loro afferma di sentirsi cittadino dell’Ue. Con l’anno europeo dei cittadini si è cercato di porre rimedio a queste carenze, di dare in qualche modo una scossa: “Abbiamo un sito internet dedicato all’iniziativa e utilizziamo social network, quali Facebook e Twitter, per promuoverla”, dice Massimo Persotti del Dipartimento politiche europee. Il Dipartimento si è speso in tanti modi per la causa: attraverso lezioni ad hoc, incontri tra europarlamentari e cittadini, concorsi Rai rivolti a un pubblico giovane e altre iniziative. “Ormai interrogarsi se convenga o meno restare in Europa non ha senso – conclude Pier Virgilio Dastoli, presidente del CIME -. La domanda chiave da porsi dovrebbe essere: quale Europa conviene all’Italia?”
Maria Elena Tanca