Il diritto all’accesso alla Rete è democrazia e potere
Democrazia, media e potere nell’era della conoscenza. Un macro tema su cui si sono soffermati, presso il Teatro Pavone, il professore Stefano Rodotà e il presidente della fondazione Ahref Luca De Biase. Partendo dall’assunto che oggi, con le nuove tecnologie, stiamo assistendo a un cambiamento sostanziale delle dinamiche di potere che hanno sempre caratterizzato i media e l’organizzazione della produzione di informazione, i due studiosi hanno analizzato con accuratezza tali mutamenti che hanno modificato completamente le dinamiche di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
L’individuo, con l’avvento di Internet, ora è libero di comunicare con chiunque, non è costretto a subire passivamente il messaggio, ma ha la possibilità, i canali e il supporto per essere parte attiva della comunicazione. Si viene così a creare un flusso circolare e non più verticale dell’informazione in cui le posizioni in campo sono diventate simmetriche tra emittente e destinatario.
Internet, dunque, restituisce un ampio potere all’individuo, che si sottrae alla schiacciante gerarchia massmediatica, per rivendicare un ruolo attivo nella costruzione del flusso mediatico.
L’opinione pubblica, finora saldamente nelle mani delle elite in grado di controllare le costosissime vie d’instradamento della conoscenza e dell’informazione è stata “hackerata” da tecnologie a basso costo e potenzialmente nelle mani di tutti.
Da questi processi ogni dinamica sociale esce irrimediabilmente stravolta: tutti hanno accesso a tutti i contenuti, tutti possono produrre tutti i contenuti che ritengono opportuni. E’ l’idea stessa di cittadinanza che evolve verso una dimensione più ricca e completa.
Su tale spazio, però, hanno investito anche i media ufficiali o corporate media e la politica mainstream.
In siffatte circostanze, ciò cui si assiste è una nuova fase di costruzione del potere nello spazio di comunicazione, a seguito della comprensione, da parte dei detentori del potere, dell’esigenza di raccogliere la sfida lanciata dai network di comunicazione orizzontale.
“La rete restituisce valore alla piazza, reinventa le forme tradizionali della partecipazione e il sistema politico e quello dei media se ne sono accorti. La stessa democrazia cambia, non è più intermittente ma continua e a maggiore rischio di manipolazione”.
Il professore Rodotà spiega come la Rete sia collettore di risorse, strumento di mobilitazione ma ricorda come il cittadino della Rete viene controllato da organi che pensano e agiscono attraverso logiche di mercato. “Da sola la rete non basta. Il processo di partecipazione pubblica è complesso, informazioni, possibilità, programmazione sono passaggi fondamentali affinché si sviluppi un reale e democratico processo decisionale che non rischi di sfociare in populismo”.
Infine un passaggio fondamentale per comprendere il cambiamento in corso è quello che il Professor Rodotà definisce: Diritto all’accesso alle potenzialità della rete: “Perché l’accesso alle fonti, alle informazioni, alla partecipazione, alla conoscenza è democrazia e potere”.
Fabio Marcarelli