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Questa sciocca generazione

Le abbiamo sentite tutte e ogni giorno è una sorpresa: a partire dal famigerato “bamboccioni”, passando per “generazione 1000 euro” (magari, direi), fino al recente “generazione perduta” che, secondo me, fa anche molto figo. Ricorda la Lost Generation di Steiniana definizione a cui appartenevano idoli come Ernest Hemingway, Ezra Pound, Thornton Wilder.
“Generazione sciocca” mi mancava. E’ una nuova definizione coniata in Portogallo che sta chiaramente ad indicare l’immobilità di una gioventù che non rappresenta una risorsa per il Paese.
Ma perché poi io sarei sciocca? Non mi pare proprio, altrimenti non sarei qua. Sarei a prendere il sole sul terrazzo di casa mia, pesando senza troppi sensi di colpa sulle spalle di mamma e papà. E, invece, mi trovo proprio ad un panel che parla della disoccupazione giovanile, inserito all’interno di un evento creato appositamente per dare una valida opportunità di arricchimento a chi è fermamente deciso a intraprendere la strada del giornalismo, sempre più dissestata.
Ok, lo so che la definizione non è indirizzata a me nel particolare però mi lascia quanto mai perplessa: ma perché dobbiamo essere per forza definiti? Invece di coniare limitazioni inopportune, penso sia meglio usare la stessa creatività per contribuire a dare qualche valida idea.
La soluzione proposta da Gian Paolo Accardo, Gigi Donelli, Bettina Gabbe, Giovanni Magi e Thierry Vissol è quello di approfondire la conoscenza di lingue straniere, cercare tirocini, collaborazioni, borse di studio tramite l’Europa, gli atenei universitari, le ambasciate.
Le lingue, quindi, come veicolo di opportunità lavorative nel mercato globale: “Dal 2009 in poi tutto si è fermato. L’unica cosa che non si è arrestata è il processo di globalizzazione, è in continua crescita”.
Iniziativa, spinta, grinta, investire su se stessi e sulla propria preparazione: sono questi i dettagli che fanno la differenza per chi vuole essere giornalista.
Anche se il finale, “Non si vive male all’estero”, lascia un po’ di amaro in bocca.

Alessandra Pradelli

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