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Non è un paese per blogger (?)

Così così, mi verrebbe da rispondere.
Il ministro della Giustizia Paola Severino, oggi in visita al Festival, ha proposto una regolamentazione per i blog perché rappresentano uno strumento con cui è facile violare  diritti e libertà altrui, senza sapere che questo è già regolamentato dalle norme esistenti. Tornando sui suoi passi, il Ministro Severino ha chiarito che i blog si devono auto-regolamentare. Accerchiamento, arrampicamento sugli specchi in estremis, polemiche a profusione.
Per fortuna, a sdrammatizzare la situazione ci sono Alessandro Gilioli, Filippo Facci, Massimo Mantellini e Alessio Jacona: «Dovrebbero mettere una moratoria sui commenti dei politici – commenta Gilioli – Sono stanco di continuare a spiegare ai politici come funzione l’universo dei blog. Spero che qualcun altro lo faccia al posto mio e chiarisca le idee alla Severino: questi commenti mi hanno stracciato».
I blog sono stati (e sono) uno strumento di comunicazione pieno, sì, di contaminazioni ma soprattutto fluido e libero, un’irrinunciabile opportunità che, da quindici anni a questa parte, ha democratizzato l’informazione e ha contribuito all’esplosione delle conversazioni online.
«Il problema è che non so se abbia mai avuto senso tenere un blog – replica Filippo Facci – Oggigiorno però se non sei in rete, non esisti: internet fa male alla collettività».
Serio, tendenzioso o sarcastico, Facci apre le porte a un dilemma che da anni impazza tra i giornalisti: i blog sono la rovina della carta stampata e del giornalismo tradizionale?
«Ha ancora senso perché sono strumenti immediati – è l’opinione di Massimo Mantellini – e le statistiche dimostrano che un’ampia percentuale di italiani ancora ama informarsi attraverso i blog».
L’invito al Ministro Severino è per la consapevolezza che i blog sono una delle poche opportunità di reinventarsi un mestiere in perenne burrasca.

Alessandra Pradelli

 

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