Raccontare l’altro: reportage dal mondo
La globalizzazione sembra appiattire le diversità eppure qualcosa ci spinge ancora a cercare tracce di biodiversità. In cosa consiste oggi l’alterità e perché andiamo a cercarla?
Questa è la domanda che ha aperto il panel “Raccontare l’altro”, nel quale ospiti come Gianni Biondillo Nazione Indiana, Laura Silvia Battaglia Avvenire, Gabriele Battaglia PeaceReporter,Alessandro Gandolfi fotogiornalista freelance e Laith Mushtaq Al Jazeera hanno regalato ricche testimonianze del loro nobile mestiere di reporter. È il reportage, la nobile scrittura giornalistica che vuole cultura, linguaggio, umanità, impegno, immagini, un lavoro che se portato in eccesso potrebbe cadere negli stereotipi e nell’effetto “folkloristico” a tutti i costi. Ciò che è dietro al reportage si chiama necessità di testimoniare, ma soprattutto di raccontare storie, persone, cambiamento: raccontare l’altro.
Che significa raccontare l’altro, in un epoca talvolta inafferrabile nelle sue molteplici controversie?
Ma soprattutto si può ancora oggi raccontare, trasmettere a pieno tutte le emozioni di un’esperienza di viaggio, di scoperta dell’altro?
Il tema dell’ altro è spesso la ragione del viaggiare e tema che fornisce la giustificazione, almeno in parte, di quella sete di conoscenza e di quella irrequietezza intellettuale che sembrano accomunare questi giornalisti. L’essere umano si somiglia ovunque, anche se intervengono a differenziarlo usi, costumi, abitudini climatiche, religioni, la sua storia, le sue vittorie e sconfitte. Ma la sostanza resta quella.
E per capirlo, per capire l’altro è necessario partire da questo fondo comune, e non smettere mai di osservare.
Osservare anche elementi che non sempre piacciono, viverli, calandosi nelle situazioni, negli avvenimenti. Si possono raccontare in tanti modi, con le immagini, con le foto, con la scrittura, riuscendo a trasmettere al lettore ciò che gli occhi del reporter ha visto.
La definizione “l’altro” può essere intesa come l’altro da sé, come l’individuo contrapposto agli altri individui, ma anche l’altro che affonda le radici nella diversità di sesso, generazione, nazionalità, religione. Attraverso il reportage i giornalisti possono ricordare ai lettori che incontrare strade del mondo, raccontare la storia di vite o parlare della società nella quale appartengono è ancora possibile.
Roberta Lulli