Marcello Lippi si racconta al Festival
A 50 giorni dal Mondiale, il vice direttore della Gazzetta dello Sport, Gianni Valenti, ha intervistato ieri sera, al Teatro Pavone, il CT della Nazionale Italiana, Marcello Lippi, davanti agli occhi attenti, curiosi e incantati di moltissimi giovani e non solo. Valenti è partito subito con la carrellata di vittorie che hanno fatto della carriera di Lippi, un percorso straordinario e per certi versi unico nel suo genere. Al nostro CT è stato poi domandato di raccontarsi, di descriversi non come personaggio, conosciuto ormai da tutto il mondo, ma come persona. Ora infatti sappiamo che da sempre non ama solo il calcio ma anche il mare, la seconda sua più grande passione. Quello che forse era già abbastanza noto è il suo animo sincero, che fa lui estraniare, sempre e senza timore, quello che sente, anche a costo di litigare con colleghi e giornalisti, come infine il suo essere permaloso. Il suo rapporto con la stampa è infatti spesso difficile ma non rinuncia a coltivare al di fuori di interviste e conferenze stampa, amicizie vere proprio con alcuni giornalisti. La mattina sfoglia almeno 5-6 quotidiani ma non segue più di tanto i siti internet, perché, dice lui “come quelli della mia età, non sono poi tanto pratico!”. Valenti prosegue, prima facendogli ripercorrere alcuni momenti di arrabbiature anche nei confronti dei tifosi, come è capitato a Cesena e, subito dopo, scalda la platea ricordando delle analogie evidenti tra il 2006 (anno della grande vittoria ottenuta ai Mondiali, contro la Francia) e quello corrente: come quest’anno infatti, nel 2006 si qualificarono alla penultima giornata, fecero l’ultima amichevole contro la Svizzera e scoppiò il caso “Calciopoli”. A questo punto Valenti ha provato a stuzzicarlo un po’ su alcuni singoli (nel mirino Cassano e Balotelli), ma del tutto invano, perché Lippi non ha mai ceduto, sottolineando “tutte le volte che i CT hanno ceduto alle pressioni mediatiche sono sempre tornati a casa presto!”. Entrando nel vivo del prossimo Mondiale, ha parlato della preparazione che verrà effettuata per due settimane in altura, per cercare di far abituare i calciatori che inevitabilmente dovranno in Sud Africa giocare alcune partite in stadi abbastanza al di sopra del livello del mare. Ha confessato di temere un po’ la prima partita, quella con il Paraguay, in parte proprio perché sarà la prima sfida, e poi perché la ritiene una squadra molto preparata dal punto di vista atletico. Nonostante tutto però, non vede davvero l’ora di partire, prima di tutto per poter rivivere quel turbine infinito di emozioni uniche, quali sono quelle di un Mondiale, quindi per poter stare con i giocatori e trasmettere loro, proprio come una guida, tutto ciò che sente e che crede sia necessario debbano sapere per affrontare al meglio e insieme partita dopo partita, “perché l’importante per raggiungere il traguardo -dice- è avere e dare la giusta sicurezza”. L’intervista, infine, si conclude con l’assegnazione del primo posto di un podio immaginario alla bravura unica e incontrastata, tra i giocatori da lui allenati, proprio a Zinedine Zidane, purtroppo oggi ricordato anche per il brutto gesto (la testata rifilata a Materazzi) compiuto alla finale 2006. Lippi è stato ovviamente assediato da domande e curiosità di ogni genere, e come spesso succede, non è mancato chi ha cercato di ottenere, a suon di suppliche, un posto, se non tra i 23 convocati, almeno tra lo staff del suo prossimo importante cammino Mondiale.
Maria Vittoria Polloni