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Lacrime al Festival

Accade anche questo al Festival.  Vado ad un incontro che mi sembra interessante sul giornalismo in Russia e sento, vedo, partecipo al dolore di un altro giornalista.

Parla della Politkovskaja il vice direttore di Novaja Gazeta e piange, non riesce nemmeno ad iniziare il suo ricordo. E poi ti accorgi di quanto dolore c’è nelle sue parole e nella sua vita professionale.

Vitaly Yaroshevski non ha perso solo una giornalista ne ha persi altri 5, di giovani reporter, ha perso con loro un pezzo della strada fatta insieme

Ti domandi come continua a fare il suo mestiere, come riesce ogni santo giorno a parteciapare alla riunione di redazione con le foto dei 5 giornalisti ammazzati appesi alle pareti. Martellate, colpi di arma da fuoco, veleno sono questi gli strumenti usati dal regime russo per zittire la voce dell’altra verità.

“Non un giornalista si è licenziato dopo l’uccisione della Politkovskaja”

e senti tutto l’orgoglio di un uomo: ci ha ammazzati ma non ci ha spezzati questo regime.
Questo regime che ha creato una barriere tra i giornalisti e il popolo russo, che li ha trasformati in qualcosa di fastidioso.
Con dolore Yaroshevski spiega che lì nessuno fa indagini, che dei 5 giornalisti morti solo di uno si sono saputi mandanti ed esecutori che di tutti gli altri non si saprà mai la verità. Insabbiato tutto.
Con dolore spiega che nessuno dei suoi colleghi pensa alle conseguenze negative del loro mestiere. ” Pensi che non ti puoi far travolgere dalla paura, che la mattina ti alzi e ti lavi la faccia e non puoi iniziare la giornata avendo paura. Devi lavorare e tornare a casa, in fondo – conclude il vice direttore di Novaja Gazeta – lo devi anche a loro”.

E poi parte quel messaggio, un lascito, un’eredità che dona a questa nuova generazione che è riunita in sala: “Quando vi capita chiedete ai grandi della Terra, chiedete a Putin cosa sta succendendo in Russia, chiedetegli a che punto sono le indagini dei giornalisti uccisi da quando lui è al potere, chiedeteglielo, rovinategli la giornata!”

Marianna Bonghi

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