Tiziana Ferrario e il giornalismo in Italia
D: L ei ha affisso una lettera aperta ai colleghi lo scorso 11 aprile in cui criticava la decisione di Minzolini di escludere dalla conduzione lei, Giannantonio e Damosso. A questa lettera aperta il direttore del TG1 ha replicato dicendo che si può lavorare senza conduzione e “vedremo la sua produttività”, cosa ne pensa?
R: Sì, è abbastanza di cattivo gusto.
D: Minzolini ha detto che non si trattava di un’epurazione, ma semplicemente di un dislocamento per favorire i giovani: le è stato offerto un nuovo posto di lavoro?
R: Ancora no e poi hanno rimesso un conduttore che già faceva il telegiornale delle 20.00, il che non mi sembra un gran rinnovamento.
D: Damosso poi stava lì da un anno…
R: Anche meno, quindi…
D: Lei crede che si sia trattato di un tentativo di allontanare i giornalisti dissidenti?
R: Questo bisognerebbe chiederlo a Minzolini. Certo… il metodo non è stato dei migliori.
D: Lei ha parlato di “una redazione mai scesa così in basso”. Il TG1 ha già avuto dei direttori vicini all’area di centrodestra
R: Ma non è un problema di destra o di sinistra, è un problema di clima avvelenato per cui quando si prendono dei colleghi e non si fanno più lavorare si scende molto in basso, significa non avere voglia di dialogare, non avere voglia di confrontarsi.
D: Si è parlato del fatto che il 30% di share ormai non è più una vergogna ma un obiettivo da raggiungere: è perché il TG1 ha tradito i suoi telespettatori o perché la gente preferisce informarsi da un’altra parte?
R: Il problema è che probabilmente il TG1 ha bisogno di essere migliorato perché così non funziona se abbiamo perso più di un milione di ascolti e io ho parlato della soglia del 30% perché era una soglia che noi avevamo sempre avuto paura di sorpassare in senso negativo e ora l’abbiamo abbondantemente superata in discesa.
D: In base alla sua esperienza alla conduzione del TG1, crede che la direzione di Minzolini abbia abbassato il livello qualitativo del telegiornale? In particolare mi riferisco alla vicenda “assoluzione di Mills” invece di “prescrizione”
R: Io credo che si debba dare retta alle firme di oltre 200.000 persone che chiedono una rettifica e delle scuse. Quelli sono i nostri ascoltatori e noi abbiamo il dovere di ascoltarli.
D: Durante “RAI per una notte” il Trio Medusa ha sottolineato l’aumento dell’informazione leggera all’interno del TG1: è un tentativo di riempire lo spazio con notizie futili per non parlare di questioni spinose?
R: Questo bisognerebbe chiederlo a Minzolini: è lui che decide che scaletta di telegiornale fare, quindi è una sua valutazione.
D: E lei come si sentiva a dare questo tipo di notizie?
R: Credo che ce ne siano un po’ troppe di notizie leggere e che sia il caso di bilanciare meglio.
D: Quale crede che sia lo stato dell’informazione in Italia?
R: La libertà d’informazione in Italia c’è, non è che viviamo in un paese col bavaglio
D: Sandro Ruotolo ha parlato di “semilibertà”…
R: Ecco, certo che è una ,libertà un po’ vigilata. Soprattutto rispetto al disegno di legge che si vuole far passare sulle intercettazioni, questo crea dei grossi problemi a noi giornalisti.
D: Anche perché si vuole introdurre il carcere e pesanti sanzioni per chi pubblica atti non coperti da segreto, atti di fatto pubblici
R: Infatti credo che sia eccessivo e che questo ostacoli tantissimo il nostro lavoro e la possibilità della gente di capire,
D: Forse è proprio quello che si vuole fare…
R: Io spero di no. Io faccio la giornalista e vorrei poter pubblicare quello che ho tra le mani. Credo che le intercettazioni vadano utilizzate col buon senso, però sono strumenti di lavoro.
D: Quali sono le difficoltà per una donna che vuole fare la giornalista in Italia?
R: Io vedo che le donne si danno da fare, che le Università sono piene di donne e quella delle veline e delle escort è una piccola parte del paese che sceglie di prendere una scorciatoia. Io penso invece a tutte quelle donne che si danno da fare e che poi con successo escono sul mercato del lavoro. I problemi cominciano lì: forse in questo paese non si aiutano abbastanza le donne quando incominciano a confrontarsi sul lavoro, ad avere dei figli, quando cominciano ad avere il problema di conciliare la vita familiare con quella professionale.
Chi vuole fare la velina è libera di farlo, ma è pieno di donne che invece vogliono fare altro nella loro vita e bisogna aiutarle.
Quello della giornalista è un futuro abbastanza incerto perché il nostro è un paese dove non si legge molto e bisogna trovare e far funzionare nuovi media.
Se c‘è la passione. Bisogna scegliere la passione; io sono di questa idea perché poi quando uno ha la passione il lavoro lo fa bene.
D: La RAI è spesso al centro di varie polemiche per i criteri di assunzione e per la quantità di “figli di” o comunque “parenti di”: questo pone un problema per le nuove generazioni che cercano di entrare nell’azienda.
R: Ma il problema non è quello secondo me. Il problema è che ci deve essere la possibilità di dare delle garanzie per il futuro, di dare degli stipendi dignitosi. Non è solo un problema della RAI, è un problema complessivo: è un momento molto complicato, ma io credo che per poter avere una stampa veramente libera la genet deve poter lavorare serenamente, senza sentirsi ogni volta sotto ricatto.
D: Wolfgang Achtner ha affermato che un conduttore troppo giovane non può essere credibile semplicemente perché non ha abbastanza esperienza. Lei cosa ne pensa?
R: Io credo che la credibilità si conquisti giorno per giorno col lavoro che si fa e quindi sicuramente tutti i giornalisti hanno un problema di credibilità, non solo in televisione. Stessa cosa vale per il rispetto che si conquista ogni giorno con le dimostrazioni che si danno di saper fare il proprio lavoro e quindi non è un problema di più o meno giovani. La credibilità è qualcosa di diverso: si può essere anziani e non essere assolutamente credibili; è come si vive la professione e come ci si confronta ogni giorno con le notizie; se si danno le notizie e se le si danno nel modo corretto. Quello fa guadagnare credibilità.