subscribe: Posts | Comments

I cinquantadue minuti per fare un prodotto nuovo

Smartphone per aggiornarsi e informarsi. Sempre di più. Il lab su “L’ho letto sul telefonino: il futuro prossimo dell’informazione mobile” ha portato allo stesso tavolo produttori di contenuti, operatori telefonici ed editori. Alla Sala Lippi Unicrediti Banca di Perugia hanno discusso, Gianluca Diegoli, blogger minimarketing.it, Natascia Edera di Vodafone, Raffaele Mastrolonardo, giornalista esperto di tecnologia della redazione Totem e Luca Tremolada del Sole 24 ore. A Massimo Cavazzini il ruolo del moderatore.

Un mondo, quello delle mobile news, ancora in evoluzione, a volte non ancora pienamente esplorato.

Sono moltissimi i newspapar stranieri che hanno lanciato da tempo le notizie sul telefonino. In molti casi non sono altro che la digitalizzazione delle notizie che appaiono sulla carta stampata. Questo è il limite da superare: creare una specialità per queste news così da creare, anche, del business.

Il dibattito sulle notizie a pagamento anche su internet è attuale. Ci sono giornali la cui lettura è gratuita, altri giornali hanno un abbonamento. Per esempio l’applicazione di Repubblica su IPhone ha un costo di 4,99 euro.

Ma in Italia si tratta ancora di un campo che, nonostante il frastuono, non ha fatto grande presa sul pubblico.

Come fa notare Tremolada sono solo 52 i minuti al mese che gli utenti utilizzano per leggere le notizie. Per capirci un utente medio legge solo due titoli in homepage sul giornale preferito e due servizi. “Tutto il resto del tempo – precisa Tremolada- l’utente lo passa sui social network (sette ore al mese), giochi (tre ore), e porno (1 ora e mezzo al mese)”.

E quindi per cosa dovrei pagare?

Il giornalista del Sole 24 ore, quindi, immagina che l’utente sia disposto a pagare per il background del giornalista e del giornale che pubblica la sua notizia.

La sfida è quella di trovare una nuova chiave di lettura per le notizie sul mobile.

Facendo un esempio molto attuale il vulcano in Islanda ha provocato forti disagi ma dalle news del telefonino più che la cronaca cerco quasi una soluzione. E quindi l’utente sarebbe disposto a pagare la notizia se questa gli confermasse o meno se il proprio volo è cancellato oppure se c’è un’alternativa per tornare a casa. Per fare questo c’è bisogno del giornalista che contatta periodicamente la compagnia aerea di bandiera e un tecnico che crei la possibilità di prenotare un nuovo volo.

Pertanto se la notizia, l’informazione, riesco ad adattarla al contenuto ci sarà la possibilità di fare business.

Il paradigma notizia utile – disponibilità al pagamento è confermata anche da Natascia Edera di Formanova che fa la differenza tra la notizia, che riesco a leggere sul web e l’informazione che è, invece, legata all’applicazione dello smartphone.

Anche perchè, secondo Diegoli, ingaggiare una guerra tecnologica a chi non vuole pagare, con le famose barriere in ingresso, porta al peer to peer, al mercato illegale e non al miglioramento.

Marianna Bonghi

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *