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Tablet & co. L’informazione nell’era del touch screen

Nel 1450 Gutenberg inventò il torchio tipografico, oggi Steve Jobs rivoluzione la comunicazione con l’Ipad. Il nuovo prodotto Apple è solo l’ultimo arrivato di una serie di innovazioni tecnologiche che stanno lentamente modificando il modo di fare e fruire l’informazione.

In principio furono gli ebook, primo fra tutti il Kindle di Amazon: di due differenti dimensioni, questo ereader ha dato la spinta per il cambiamento del mercato editoriale. E’ infatti possibile scaricare un libro di 300 pagine in 60 secondi e leggerlo immediatamente sul proprio supporto digitale. Gli oculisti possono dormire sonni tranquilli, Kindle è stato realizzato proprio per facilitare la lettura e non stancare la vista. A differenza dei pc, lo schermo non è retroilluminato e quindi non si presenta il noioso problema del riflesso sul video. Il successo di questo tablet è dimostrato dalle vendite: a dicembre sono stati acquistati più libri per Kindle che su Amazon.com.

L’ipad nasce non solo come concorrente degli ereader, ma apre un mercato completamente nuovo. L’azienda di Cupertino, infatti, dopo il successo di Itunes ha dato vita a Ibook, dove è possibile acquistare libri destinati alla fruizione con l’Ipad. Il gioiellino della Apple si differenzia dagli ebook presenti sul mercato in quanto non è un semplice “lettore di testi”, ma cambia il modo di leggere. “Con l’Ipad non si modifica il contenuto del libro, ma il modo di fruirlo – spiega Stefano Bonili, Ipad-victim – non ci si limita più a visualizzare un testo scritto, ma è possibile utilizzare link visivi che si affiancano al contenuto del libro.” Ma siamo pronti a dire addio alle pagine di carta? L’Italia dal punto di vista delle nuovo tecnologie non è all’avanguardia, non solo a livello di infrastrutture, ma soprattutto a livello di mentalità, basti pensare, come sottolinea il giornalista Carlo Annese, che sono stati necessari quasi dieci anni per riuscire a convincere i redattori de La Gazzetta dello Sport a scrivere, al termine di ogni gara, un testo destinato all’edizione online del giornale (e ancora oggi lo fa solo il 65% dei giornalisti).

I tablet oltre a modificare il mercato editoriale, modificheranno anche quello dell’informazione? Forse. Il problema principale rimane quello del costo delle informazioni. Al momento è possibile leggere gratuitamente le notizie sui siti dei principali giornali, ma oggi le redazioni on-line sono delle vere e proprie “aziende in perdita” che creano dei buchi nei bilanci degli editori. Il pubblico è oramai abituato a non pagare per avere informazioni e quindi l’idea del magnate dell’editoria Rupert Murdoch di rendere le notizie a pagamento sembra fallimentare. Una soluzione potrebbe venire proprio dall’Ipad. Sembra infatti che il lettore sia disposto a pagare per aggiungere un’applicazione al proprio smartphone, da qui l’idea di alcune testate di creare la propria “app”. Si risolve un problema, ma se ne crea uno nuovo: la libertà. “Abbiamo lottato per avere un web libero- spiega Enrico Paglarini di Radio 24 – e adesso rischiamo di tornare indietro. Le singole applicazioni devono essere certificate da Apple, in questo modo muore il giornalismo partecipativo nato grazie ad Internet”. Una questione di non poca importanza, che forse sarà superata quando sbarcheranno sul mercato i veri concorrenti dell’Ipad (pare che Samsung e Google siano già al lavoro) e la Apple non sarà più l’unica azienda a gestire il prodotto.

Jessica Camargo Molano

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