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Colori e Sapori

 Ultimo giorno di Festival, con un po’ di malinconia salgo in centro. Il sole splende, forse per tirarci su di morale. Il corso è pieno. Voglio andare all’incontro “New menu Italia Com’è cambiato negli ultimi vent’anni il mangiare&bere nel Belpaese? Una fotografia dell’Italia che produce e vende nel mondo in meglio dei cibi e delle bevande nostrani”, in fondo, ciò che veramente distingue l’Italia dalle altre nazioni è proprio il buon gusto nella preparazione dei cibi, nella grande varietà di formaggi, salumi, vini e oli.

Persino uno studente affamato, nonostante la poca voglia di cucinare, se si prepara la pasta, fa il soffritto con la cipolla.Corso Vannucci

Sto per raggiungere il luogo dell’incontro, quando vengo a sapere che c’è il mercatino dei prodotti biologici in Piazza Piccinini. Decido di disertare l’incontro. Forse, anche là potrò saperne di più a proposito di cibi sani e di qualità. Amo girare per i mercatini e forse è proprio in questi luoghi che la curiosità si fa maggiore. Apprezzo l’arte del fare, l’arte popolare, la tradizione. Ed inizio a fare domande.

Ci fermiamo al banco dello zafferano, una ragazza solare ci offre una focaccia preparata da lei con i semi di zafferano. Ottima. Lo zafferano matura in autunno ed è uno spettacolo vedere i campi pieni di bellissimi fiori viola. Assomigliano ai crochi, i coraggiosi fiori di montagna che, sfidando il freddo, si fanno spesso spazio tra la neve. Mi compro un chilo di pane integrale cotto a legna e lo assaggio subito.Accanto al banco del pane, c’è una signora, loquace quanto me, che produce salse e vedendomi col pane, mi dice “Assaggia cocchina, che con quel pane è la fine del mondo”, non mi tiro certo indietro. Crema di cipolle rosse. Sopraffina.

Finalmente torno all’incontro per il quale ero uscita di casa, ma per mia sfortuna è già finito. Però ci aspetta un ricco buffet di prodotti umbri. Come sempre l’assalto alla diligenza mi spaventa, quindi aspetto che i più affamati si riempiano i piatti e poi sarà il mio turno. Salumi, torte al formaggio, bruschette, l’Umbria non delude.

Noto con piacere che di fronte al cibo siamo tutti uguali.

I dolci serviti sono i dolci tipici della tradizione perugina. Il Torcolo di San Constanzo, un o dei tre patroni della città, un dolce privo di uova e di zuccheri, con uvetta e canditi,  che viene preparato dal 29 gennaio. E la Ciaramicola, un dolce dall’aspetto invitante, rosso e bianco, come i colori della città. I colori degli zuccherini sono i colori delle porte di Perugia, il Verde di Porta Sant’Angelo, che conduce appunto ai campi, il Blu di Porta Trasimena, che, come si deduce dal nome, raggiunge le acque del lago omonimo. Ciaramicola significa “Poche Chiacchiere”, che detto al Festival del Giornalismo fa quasi sorridere, ma spiega un po’ l’anima di questa regione.

Forse i perugini, a primo acchito, possono sembrare un po’ burberi, o  come disse Sposini nella scorsa edizione del Festival “un po’ grifagni”, non adatti ai convenevoli e alle moine, ma questo lato del loro carattere è anche un pregio perchè si rivelano persone autentiche.

 

Arianna Terni

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