Zucconi e la sua America
Giornalista e scrittore, Vittorio Zucconi è attualmente direttore di Repubblica.it e Radio Capital, nonché inviato a Washington per La Repubblica. È stato corrispondente da Bruxelles per La Stampa, da Parigi per La Repubblica, e da Russia, Giappone, Belgio, Francia, Israele, Filippine, Messico, Cuba per Il Corriere della Sera.
“L’America ti inganna, ti tradisce, ti diverte”, sanziona Zucconi nella sua ultima pubblicazione, “L’aquila e il pollo fritto. Perchè amiamo e odiamo l’America” (2008), che è anche il tema del dibattito nell’ambito del Festival. Senza remore e spassosamente realista, Vittorio Zucconi ci concede un’intervista riguardante la politica americana e alcune diatribe sul giornalismo.
Secondo Lei, quella americana è ancora “la migliore democrazia del mondo”, come decreta nella sua ultima fatica “L’aquila e il pollo fritto”?
Si, lo penso. Naturalmente si tratta di un giudizio relativo. L’America ha ancora la miglior forma di democrazia, grazie alla sua capacità di rigenerarsi. E’ una democrazia che sa riproporsi, e ciò lo dimostra l’elezione di Obama, che ha trasmesso la voglia di cambiamento. Nonostante tutto non è una democrazia perfetta, ma è comunque la miglior espressione di tale forma di governo.
Con l’elezione di Obama, come muterà il rapporto tra gli Stati Uniti e i cosiddetti “Stati canaglia”?
Premesso che non esistono “Stati canaglia” ma Stati che si comportano in maniera “canagliesca”, ovviamente bisognerebbe analizzare i singoli casi. Con Obama questi Stati non saranno giudicati aprioristicamente “canaglia”. In una visione infantile del mondo ci sono i bambini buoni e quelli cattivi; in una visione adulta ci sono bambini che si comportano bene e bambini che si comportano male. E’ quest’ultima concezione che andrebbe additata ad esempio.
Cosa cambierà nei rapporti Usa-Iran se venisse rieletto Ahmadinejad?
Ahmadinejad è una marionetta nelle mani degli ayatollah che detengono il potere, lo usano come cane da far abbaiare contro il resto del mondo. Lord Palmerston, un primo ministro inglese, disse che “Le nazioni non hanno amici, hanno interessi”, e l’Iran ha tutto l’interesse a che l’Afghanistan non torni in mano ai Taleban, che sono la zampa del gatto dei pachistani, grande nemico degli iraniani.
Pensa che Obama possa introdurre un nuovo “New Deal” per risolvere la crisi?
Risolvere è una parola grossa. Obama sta dimostrando di voler chiudere con gli oltre quarant’anni di dominio del mercatismo e di fede nella capacità autoregolante e autosalvifica del libero mercato. L’America è una nazione capitalista e lo resterà sempre, però deve giocare in un campo il cui regolamento è stabilito nell’interesse collettivo. Il concetto di fondo da capire, però, è che l’interesse collettivo spesso non coincide con l’interesse del mercato, come si è visto negli ultimi anni.
Quanto il nuovo governo israeliano, formato da destre e laburisti, influirà sulla politica estera americana?
Non credo sia un problema di governi né credo che la questione mediorientale possa essere risolta a breve. E’ tuttavia certo che Obama e la Clinton proveranno a lasciare il segno, soprattutto la Clinton, che tenterà di mettere la propria firma nella Storia per un eventuale accordo risolutorio nella questione arabo-israeliana, e non essere ricordata semplicemente come la moglie del presidente Bill Clinton. Ad ogni modo io non do una risposta perché non ce l’ho.
Parliamo adesso del futuro della carta stampata. Crede che a causa di Internet essa possa scomparire tra qualche decennio?
No, mica la posta è sparita con l’invenzione del telefono! In realtà il consumo di carta non è mai stato elevato come oggi; semplicemente la carta stampata deve trovare altre ragioni di essere, così come è accaduto per la posta. Credo possa esserci la coesistenza dei mezzi d’informazione, in modo che ciascuno di essi abbia il proprio ruolo.
Cosa pensa della volontà di regolamentare i blog?
E’ un’insensatezza. E’ come fare il domatore di gatti, il blog è un animale incontrollabile. Pretendere di regolamentare Internet è come voler risolvere la questione climatica in Svizzera, sono quelle fesserie immaginate da gente che non sa di cosa parla, o invece lo sa benissimo e vuole difendere certi interessi. Ciò che è certo è che anche i blog dovranno avere un’evoluzione.
Ilaria Nastro
Alessio Stilo