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Vanguard Journalists: intervista a Mariana Van Zeller

Mariana

Durante l’incontro con i giornalisti del team USA di Vanguard, una folla molto interessata di giovani ha avuto il piacere di ascoltare dal vivo la testimonianza diretta dei fautori di un nuovo modo di concepire il giornalismo d’inchiesta: i Vanguard Journalists Kaj Larsen, Christof Putzel, Adam Yamaguchi e Mariana Van Zeller. Proprio quest’ultima perla del reportage internazionale è stata con noi per una piccola intervista, subito dopo l’incontro.

Piena di energia ed entusiasmo, questa piccola grande donna ha la curiosità di una bambina ed il coraggio dei grandi reporter della storia. Di origine portoghese, ha vissuto in quattro continenti e parla ben cinque lingue, tra cui l’italiano – che, ci ha confidato, ama particolarmente.

La grande novità di Vanguard sta nel fatto che parla direttamente ad una fascia di consumatori di informazione che viene assolutamente ignorata: i giovani adulti. Con uno stile fresco ed incalzante, dai tratti spettacolari, questi giovani giornalisti si infiltrano nelle storie segrete dei quattro angoli della Terra e le vivono in prima persona portandole alla luce e dando loro la visibilità che si meritano.

Tra le sue migliori esperienze sul campo, ci racconta, c’è quella di Nassiriya in cui ha raccontato di un gruppo di terroristi iracheni finanziati dagli Stati Uniti, o quella in Algeria, per raccontare il conflitto nato sulle orme del petrolio, o la volta in cui ha percorso in prima persona il viaggio da emigrante dal Messico agli USA – nell’inchiesta “Il treno della morte”. Una sfida davvero grande quella di Mariana, che con in un misto di tristezza ed indignazione ha fatto della sua vita un viaggio per dare voce a chi non ce l’ha, denunciando controversie, corruzione, conflitti ed immense ricchezze che circolano nei luoghi più poveri del pianeta.

Un sogno diventato realtà grazie a Vanguard, quindi: Mariana ha una passione talmente grande per la narrazione delle cose del mondo che andrebbe a scovare queste storie anche a proprie spese: “questo è senza dubbio il mestiere più bello del mondo – ci dice – proprio perchè vengo pagata per viaggiare e soddisfare la mia curiosità!”

Un consiglio per i giovani aspiranti reporter? “Manuali, corsi e master sono importanti, ma imparare è un’altra cosa: partite, andate a cercare storie, e se vi sembrano importanti, raccontatele. Solo così potrete davvero capire come si fa questo mestiere ed impararlo sul campo”.

Mi sono chiesta come dev’essere diverso per una ragazza, difficile e spesso anche pericoloso, compiere imprese così coraggiose come quelle che ha affrontato Mariana. Ma parlando con lei sono rimasta davvero sorpresa dalla sua positività disarmante. Con la sua energia e il suo sorriso è riuscita a ribaltare completamente quell’idea: “Essere donna mi aiuta tantissimo” mi ha detto. E ascoltandola parlare di sensibilità, della capacità di mostrare la parte emozionale della storia e della maggiore facilità con cui la gente si confida con una ragazza, ho capito.

Quello che conta non è l’età, il sesso o la nazionalità di un reporter. Ciò che rende il giornalismo un vero servizio all’umanità è che a raccontare le storie del mondo siano persone che guardano attraverso occhi che sanno ancora emozionarsi.

intervista di Paolo Epifani

foto e testo di Valeria Gentile

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