Un abisso chiama un altro abisso. Saviano racconta ZeroZeroZero
Quando alcune storie le senti dentro, allora tutto cambia: si approfondisce, si studia, si aprono dibattiti e poi, si ha voglia di raccontarle e di fare qualcosa. Ecco la motivazione che ha spinto Roberto Saviano a scrivere Gomorra e continuare con il suo ultimo libro ZeroZeroZero.
Il suo è stato un grande ritorno al Festival Internazionale del Giornalismo. Lo introduce, emozionata, Arianna Ciccone, co-fondatrice del Festival. Presenta il suo libro sui narcotraffici di cocaina proprio nella città di Perugia, punto nevralgico dei traffici di droga. Ciò che non piace non è che certe storie accadano, ma che vengano raccontate e condivise; è quello che fa Saviano: si sporca le mani per raccontare quanto la maggior parte delle persone tace.
Lo scenario è essenziale, fatto di un tavolino e una sedia; Saviano fa il resto, riempie la scena e il Teatro Morlacchi. Attraverso una rassegna di citazioni letterarie, cattura il suo pubblico fino alle battute finali. Per lui, la letteratura è vita: per dirla alla Sartre, la parola è azione perché quando arriva, trasforma. Saviano si sente trasformato da quello che legge e per questo non riesce poi a non raccontarlo, scriverlo e condividerlo. Fra le tante storie raccolte nel libro, è particolarmente affezionato a quella del reporter franco-spagnolo Christian Poveda, ucciso per aver fatto il documentario La vida loca sulle maras, le bande criminali in Salvador. Il documentario riscuote successo perché costringe il governo a fare chiarezza sugli avvenimenti.
Roberto Saviano, nel suo monologo, non risparmia riferimenti critici all’attuale classe dirigente. Richiama il vuoto con cui la politica trascura gravissimi fenomeni come la lotta alla mafia, spiegando che la maggior parte dei politici ne parla in modo generico e mai con proposte concrete. Torna inoltre ad attaccare la Lega Nord, citando le sue dichiarazioni del 2010 che fecero scalpore nella trasmissione Vieni via con me di Fabio Fazio. “La ‘ndrangheta interloquisce con Lega”, questo è quanto fu affermato e duramente criticato dall’ex ministro Roberto Maroni, il quale, per l’occasione, pretese di essere ospitato nella medesima trasmissione in nome del “contraddittorio”.
“Quel partito – afferma Saviano – non solo interloquiva ma aveva, secondo le accuse, il suo anello economico che faceva business con i broker della cosca di Reggio e questa cosa avrebbe dovuto generare uno scandalo immenso”. Saviano spiega che nei territori dove vi è una forte concentrazione di attività criminali e non vi è una contrapposizione forte delle forze che sono al potere (eccetto qualche fiaccolata), è normale che si instaurano forme di dialogo tra istituzioni e criminalità organizzata.
Saviano conclude con una riflessione sulle possibilità delle scelte, alcune le azzecchiamo, ma la maggior parte le sbagliamo. Si interroga sulla sua scelta di raccontare a discapito della sua libertà, se ne è se ne è valsa la pena e in queste riflessioni, le sue scelte sbagliate trovano sintesi nei versi della poesia Erba di Blaga Dimitrova: Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero.
Sabrina Pugliese – @Sabri_Pugliese
in collaborazione con Fabio Andrea Petrini – @sweencity