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Citizen journalism: come devono comportarsi gli organi di stampa?

Photo: Giulia Torreggiani

Quale può essere la rilevanza in futuro di citizen journalism e social media? Quale dovrebbe essere l’atteggiamento degli organi d’informazione tradizionali nei confronti di questa nuova frontiera del giornalismo? Questi gli interrogativi cui si è tentato di dare una risposta al Centro Alessi, in un incontro che ha visto come protagonisti alcuni esponenti di importanti agenzie e testate straniere.
Oggi i professionisti hanno accesso ad una marea di informazioni, non tutte provenienti da fonti fidate. Questo implica che le notizie pubblicate possono presentare inesattezze – talvolta anche rilevanti – e necessitano di rettifiche.
“Anche in passato i giornali dovevano apportare piccole correzioni, solo che queste venivano pubblicate qualche giorno dopo. Oggi è tutto digitale e veloce, se c’è un errore dobbiamo subito uscire fuori a dire che abbiamo sbagliato”, dice Stuart Hughes, di BBC News.
Utilizzare indistintamente le informazioni e i contenuti dei citizen journalists o dei social media ma curare una tempestiva correzione, dunque? Non proprio.
“Ecco cos’ho imparato negli ultimi due anni: la velocità non è la cosa più importante. Bisogna rallentare, assicurarsi e controllare due o tre volte il materiale” – sostiene Anthony De Rosa, social media editor di Reuters – “Dobbiamo assorbire tutte queste informazioni ma poi verificarle. E quando, finito questo lavoro, le diffondiamo, dobbiamo aggiungere il nostro materiale. Il reporting su twitter non può bastare”.
Ma se le informazioni arrivano da chiunque, chi è adesso il giornalista?
“Quel vecchio modello per cui solo i media tradizionali possiedono la storia, non esiste più. Il racconto autentico non passa più necessariamente per noi”, spiega Mark Little, CEO di Storyful. “Prima la stampa sapeva tutto, il pubblico aveva un ruolo solo passivo. Adesso non è più così, un giornalista è un manager di una quantità di informazioni enorme”. Questo non vuol dire, però, relegare il giornalista ad un ruolo esclusivamente meccanico di raccolta di dati pervenuti dalle fonti più diverse. “Il valore del giornalista sta nel contesto che dà a quai dati. Deve raccogliere le informazioni, verificarle e farle diventare storie”.

Qual è quindi il ruolo del citizen journalism?
“È sicuramente una nuova forma di giornalismo. Le persone sul posto sono i migliori testimoni. Sta al giornalista decidere cosa fare con il materiale”, prosegue Little. “Possiamo certamente utilizzare le informazioni che ci pervengono da questo mondo. Queste vanno però verificate. Non è una gara a chi è più veloce, ma a chi riesce a trasferire un messaggio che sia il più possibile corretto. Bisogna che ci sia maggior valore in una storia verificata e precisa, piuttosto che in una pubblicata in tempo reale”.

Preferire verifica a velocità, dunque.

“E questo non ha niente a che fare con la provenienza delle fonti, ma con il lavoro stesso del giornalista”.

 

Claudia Torrisi

@clatorrisi

 

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