Vi raccontiamo un uomo concreto
L’uomo di cui tutti i giornalisti vogliono sentir raccontare è Enzo Biagi, quell’uomo di cui chiunque conosce (o dovrebbe conoscere) il profilo.
Un uomo che, prima di tutto, scriveva storie e che negli ultimi tempi ripeteva angosciato alle figlie “C’è una settimana di troppo nel mese degli italiani”.
Quelle figlie sono Bice e Carla Biagi e lo raccontano, tra orgoglio, tenerezza e commozione.
Qual è il giornalismo che promuoverebbe oggi Enzo Biagi?
C: «Credo che rimarrebbe fedele a quello che ha fatto: un giornalismo onesto, tenendo la schiena dritta, cercando di non essere prone al potere, che è poi quello che lui ha cercato di dimostrare per tutta la vita. Sulle contestazioni a Marzabotto, ad esempio, avrebbe scritto qualcosa al vetriolo ».
B: «Il giornalismo d’inchiesta esiste ancora ed esistano ancora i giornalisti con la schiena dritta. Non posso dimenticare i tanti giovani giornalisti che lavorano per di provincia costretti a vivere sotto scorta».
Cosa direbbe oggi ai giovani giornalisti pagati 10 euro lordi al pezzo?
C: «Poveretti! (dopo momento di amara ilarità generale) Principalmente direbbe di continuare se c’è passione. Diceva che quello che conta di più è credere in quello che fai. A noi chiedeva “Vuoi attaccare francobolli per tutta la vita? Fallo, ma fallo bene. D’altra parte, quando lui ha cominciato a fare il giornalista, a casa l’hanno trattato come se volesse fare l’attore».
Il ricordo più bello.
B: «I ricordi sono tanti. Forse, per me, il ricordo più bello e più struggente è quello dell’ultima sera, quando ci disse “Vorrei stare ancora con voi”».
Lo vorremmo anche noi, a dire la verità.
Alessandra Pradelli
@qualcosascrivo