Mercoledì, il resonto della mattinata
Questa mattina è iniziata la terza edizione del Festival Internazionale del Giornalismo qui a Perugia. L’evento si propone si scomporre il complicato mondo del giornalismo in uno ventaglio di temi che lo possa raprensentare il piu fedelmente possibile. Un obbiettivo difficile di una realtà molte volte discussa e non compresa. Un festival ricco di eventi che durerà cinque giorni, con in programma tantissimi appuntamenti nei quali parteciperanno professionisti del giornalismo provenienti da tutto il mondo
La conferenza di apertura del Festival è stata questa mattina alle ore 9.00 nella Sala dei Notari. Ha visto la partecipazione del segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino, del Commissario straordinario ADiSU (azienda regionale del diritto allo studio), Silvano Rometti assessore alla Cultura Regione Umbria. L’Apertura di questo incontro è stato celebrato con la lettera di auguri scritta mandata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, agli organizzatori, a tutti i partecipanti e ospiti del Festival. Un particolare augurio del Presidente è stato rivolto ai giovani interessati alla professione del giornalismo ai quali consigliava di prendere come modello il giovane Giancarlo Siani, ricordando che l’informazione è una pietra angolare della Democrazia. Giancarlo Siani, ucciso nello svolgimento della sua professione, verrà ricordato al Festival con una conferenza domenica 5 Aprile.
Il segretario dell’Ordine dei Giornalisti si è lanciato in un discorso sul declino del giornalismo di qualità puntando il dito sugli editori e sule logiche di marketing che prediligono non più le “5 W” (Who, What, Where, When e Why) bensì le cinque “S” (sensazionalismo, spettacolo, soldi, sesso e sangue). Ha concluso parlando di etica citando Biagi: ” Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata”.
Fintita la Welcome Session, nella stessa sala, è avvenuta la presentazione del liro “Our World Now” edito dalla Routeres. In rappresentanza della agenzia stampa internazionale, il direttore dell’Europa Orientale, Tiziana Barghini. Il Libro raccoglie la selezione delle migliori foto del 2008 appartenenti alla Routers (grazie ai 600 collaboratori sparsi in 200 paesi nel mondo che lavorano per l’Agenzia): la campagna elettorale Americana, la vittoria di Obama, la crisi finanziaria, gli scontri in Grecia, etc.. Si è parlato di come i nuovi media entrando in contatto con questo mestiere ne abbiano cambiato profondamente il modus operandi e i linguaggi. Per questo Routers ha scelto il linguaggio della fotografia per raccontare l’anno passato!
Subito dopo è stato il mandato in onda anche il video realizzato dal “Routers team in Iraq”: “Bearing Witness: five years of the Iraq war”. Il video testimonia, il ruolo dei giornalisti nelle zone di guerra: primi 5 anni di guerra in Iraq, nelle immagini e nelle riprese dei reporter che hanno messo a rischio la propria vita per raccontare le sofferenze dei civili.
O’sistema è il primo incontro organizzato dal Festival Internazionale del Giornalismo per parlare di giornalismo e mafia. Il titolo riprende un documentario-inchiesta di Ruben Oliva e Matteo Scanni sulla camorra. I due giornalisti si sono recati a Casal Di Principe, nel casertano, feudo del clan dei casalesi.
A conclusione della mattinata la conferenza su Aldo Moro. L’incontro mirava a ricostruire l’immagine dello statista che ha contribuito a costruire l’Italia: dalla Costituente ai momenti di forte tensione che hanno attraversato l’Italia negli anni sessanta. In questa operazione hanno partecipato la figlia, Angese Moro, Ferdinando Treggiari (storico) Antonello di Mario, autore del libro “L’attualità di Aldo Moro” e il Presidente del Fuci, Emanuele Bordello.
Molto belle ed interessanti sono state le immagini rievocate: la parte del padre, grande lavoratore che ha speso tutta la sua vita per fare qualcosa di utile (giornalista, professore universitario e attivo nella politica fin da giovane); l’uomo di fede che credeva nei giovani e dello statista che porta con se uno tra i piu oscuri dei Misteri Italiani: i cinquanta-cinque giorni della sua prigionia prima della morte!
La verità che ancora non si conosce, una verità sulla storia di un uomo che ancora affligge le coscienze di chi ha vissuto quei tragici giorni e chi ne ha sentito solo parlare. Una storia che ci fà sentire tutti incomprensibilmente partecipi e che ci unisce attorno a chi grida: vogliamo sapere. Una verità che non è nascosta nei documenti secretati ma che è scritta su documenti mai trovati, nelle ricerche mai fatte in modo approfondite perchè -dice Angese Moro- la verità dell’omicidio di Aldo Moro non è racchiusa in quei cinquanta-cinque giorni di prigionia ma è nella storia dell’italia, Quella Repubblica che lui ha visto nascere e crescere. Quella Democrazia in cui credeva fermamente. Sempre Angese Moro ha sottolineato che la verità emergerà solo quando ci sarà interesse di volerla trovare!
Paolo Epifani