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Verso un F.O.I.A. italiano?

Il processo di liberazione dell’informazione è particolarmente complicato in Italia e il 25 aprile si presenta come giorno perfetto in cui trattare l’argomento. Di questo si è discusso al panel “Italia: e il Freedom of Information Act dov’è?” svoltosi questa mattina presso il centro servizi G. Alessi.

Nel nostro paese, il diritto di accesso all’informazione incontra una serie di ostacoli dovuti all’assenza di un F.O.I.A. che incentivi la collaborazione da parte delle pubbliche amministrazioni nel garantire una maggiore trasparenza. L’associazione www.dirittodisapere.it, di cui fa parte il giornalista Guido Romeo, ha condotto una serie di ricerche volte a fornire una mappatura della attuale situazione italiana in materia. Presentato oggi in anteprima, il rapporto The Silent State fotografa una situazione per certi versi agghiacciante: nel 65% dei casi gli enti amministrativi si affidano all’administrative silence, evitando di rispondere alle richieste di informazioni avanzate dai cittadini. Il mix di procedure laboriose e assenza di feedback rende difficile appellarsi alla richiesta, oltre ad essere scoraggiante per il giornalista-cittadino che non viene messo al corrente dello stato della sua istanza.

Victoria Anderica dell’associazione Access Info Europe fornisce un punto di vista sul contesto europeo in cui il diritto all’accesso è riconosciuto dagli art. 15 e 42 presenti nel Trattato dell’Unione Europea. “Affinchè tale diritto sia garantito – puntualizza Anderica – è necessario disporre di regolamenti che rispettino due obblighi: quello reattivo di rispondere alle richieste e quello proattivo di pubblicare le informazioni”.

“In realtà – sottolinea Lorenzo Notaro, corrispondente per RomaNews – nel nostro ordinamento esiste una legge per l’accesso che, seppur recante una serie di limitazioni discordi rispetto agli standard europei, può essere interpretata come una finestra-opportunità per arrivare al nocciolo di verità scomode, ma estremamente utili per l’opinione pubblica”. Insomma, non importa che legge hai, ma come la applichi. Un esempio concreto lo ha fornito lo stesso Notaro che ha condotto un’inchiesta sul comune di Cassino inerente l’impiego di derivati finanziari a seguito di un accordo con J.P. Morgan, vicenda singolare se si considerano le dimensioni ridotte del comune in oggetto. Con l’intento di verificare se i derivati presentavano già in origine degli effetti svantaggiosi, Notaro ha presentato una richiesta di accesso ai documenti relativi alla spesa pubblica,  inaugurando un estenuante percorso lungo due anni fatto di continui rinvii tra il difensore civico, la giunta comunale e il T.A.R. Notaro riesce infine ad ottenere i documenti richiesti, confermando i sospetti sulla “scommessa derivati” e quantificandone l’entità tramite il ricorso ad istituti di ricerca specializzati.

Il diritto all’accesso è un diritto fondamentale strettamente legato alla libertà di espressione, la cui trasversalità coinvolge società civile, mondo dell’informazione e un numero crescente di amministratori pubblici. In un mondo sempre più interconnesso, la trasparenza non è più un optional, ma, come conclude Notaro, “il primo F.O.I.A. lo dobbiamo fare dentro noi stessi”, riscoprendo la reale missione del giornalismo.

 

Virginia Liverani

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