Caparezza infiamma il Morlacchi
Al teatro Morlacchi la serata con Michele Salvemini, in arte Caparezza, si è svolta tra i continui applausi e le risate del pubblico di fronte a un personaggio davvero unico nel panorama musicale italiano. Il dialogo tra l’autore e Luca Valtorta, Repubblica XL, ha riguardato il tema dell’ironia come strumento per raccontare la società attraverso la musica.
Caparezza descrive la sua evoluzione artistica, il rapporto con la popolarità e con il mondo discografico, le collaborazioni e il rifiuto di quello che definisce “uso improprio della mia musica”, vedi il mercato delle suonerie cellulari e sigle televisive.
L’ironia gli ha permesso di raccontare la società attraverso brani che sono lo “specchio della realtà di oggi”. Un’arma impropria attraverso cui coinvolgere l’interlocutore nell’argomento senza stancare, divertendo, graffiando, facendo riflettere.
Quest’incontro ci fa conoscere da vicino un ragazzo che trova nella creatività un’infinita risorsa, un rifugio in cui si sente completamente libero, uno spazio nel quale potersi esprimere senza vincoli di schemi e strutture. Per questo – dice – fatica ad inquadrarsi in un genere specifico.
“Mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo” è il testo del brano Iodellavitanonhocapitouncazzo, tra i molti che ascoltiamo e che commenta in sala interrotto più volte dagli applausi del pubblico: “tirar fuori dalla testa una canzone contagiando gli altri mi fa sentire vivo”.
Scherza sul fatto che talvolta i suoi testi sono fraintesi, come nel caso di Fuori dal tunnel, che considera il suo pezzo più riuscito perché “fotografava una condizione dell’italiano medio, il divertimento a tutti i costi […] pensavano fossi uscito dal tunnel della cocaina”.
E ancora, sulle critiche che spesso gli sono state rivolte, fa riferimento ad un noto giornalista italiano che ha detto “in un paese normale Caparezza non venderebbe dischi”, al quale ha risposto: “è quello che sto dicendo da un pezzo”.
Caparezza fa dell’ironia uno strumento per coinvolgere più che convincere, è un modo di essere, e il brano Ti sorrido mentre affogo, presente nell’ultimo album Il sogno eretico, recita infatti: “non m’interessa essere capito, m’interessa essere. Capito?”.
Francesco Salis