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L’Aquila ricostruita? Solo un illusione.

Sala piena per l’incontro “L’Aquila dimenticata” che vede come speaker Maria Luisa Busi, Roberta Mancinelli  (RAI Abruzzo), Stefano Schirato (fotoreporter), Stefania Ulivi (Corriere della sera), Angelo Venti (giornalista freelance Aquilano) e Ferdinando Di Orio (rettore dell’Università degli studi dell’Aquila).

L’incontro inizia con un video realizzato utilizzando foto scattate da Stefano Schirato, a L’Aquila, in un reportage .
La prima parte del video riportava immagini relative i primi momenti dopo il sisma,e la seconda, la situazione ad oggi e tra le due sezuenze di foto, non si notavano differenze. Centro storico distrutto, macerie ancora da scpostare, interi quartieri disabitati. Questa è la realtà a tre anni dal sisma.
Stefano Schirato inizia il panel parlando del suo lavoro. Racconta di non avere mai avuta una grande territorialità, non si è
mai sentito molto Abruzzese, ma dopo il terremoto per la prima volta ha avuto questo senso di appartenenza, è andato a L’Aquila il giorno dopo il disastro per poi tornarci più volte : “ per far vivere le ferite della gente, per ridare dignità alle cose”.
“Mi sento aquilano e mi colpisce questa espropriazione della città, il fulcro, la vita, i bar, i negozi.Mi sembra morta e ho cercato di raccontarla.”

Con questa frase chiude il suo intervento per passare la parola al rettore dell’Università Degli Studi Dell’Aquila Ferdinando Di Orio.

Il rettore racconta la situazione Universitaria dopo il terremoto. Molti palazzi che ospitavano le varie facoltà sono stati completamente distrutti, soprattutto quelli del centro storico. Ora le diverse facoltà sono de localizzate in altre aree della città. Ad esempio la facoltà di Lettere e Filosofia  che prima si trovava nel centro storico, da tre anni è situata in un capannone industriale nel Nucleo Industriale di Bazzano, nell’immediata periferia della città.
Il rettore afferma “Siamo ripartiti da zero perché era tutto distrutto, avendo anche l’indifferenza dei politici. Abbiamo tenuto tutti i corsi dell’università, raccogliendo capannoni industriali come aule. L’università dell’aquila ha capito che la salvezza dell’università  era
la salvezza della città e la salvezza  della città era la salvezza dell’università.”
Ma il problema a L’Aquila non è soltanto universitario. Si potrebbe parlare di lavoro, infatti non si creano posti di lavoro da anni già da prima del sisma ed ora il problema si è amplificato gravemente.
C’è un grande problema anche urbanistico perché si è de localizzato tutto e non ci sono collegamenti efficienti tra le diverse zone, anzi non ci sono proprio collegamenti.
C’è il grave danno sociale perché non si può più parlare di società. Ci sono solo individui che non hanno quasi più rapporti tra di loro e non hanno rapporti con la loro città.
C’è il problema della ricostruzione o meglio della non-ricostruzione, dell’economia, della politica, della giustizia, dell’informazione..e la lista è ancora molto lunga.
C’è da considerare che i problemi che attanagliano l’intera Italia, hanno delle gravi ripercussioni anche su questa città e qui sono ancora più gravi perché si vanno ad aggiungere anche a tutte le questioni locali.

Silvia Ulivi ha parlato del progetto attuato  con il corriere della sera sulle donne Aquilane.
Presentano oggi il servizio Le ( r)esistenti, in un blog nato all’interno del corriere della sera, La 27ora.
“Abbiamo avuto contatti con le donne Aquilane e abbiamo deciso di puntare l’obbiettivo sulla città. Noi non siamo aquilane, ma siamo tutte Italiane.”
Vediamo in un video 27 donne e le loro vite quotidiane totalmente destabilizzate.
“Nella fase iniziale abbiamo avuto un dialogo con le donne, trovando tantissimi punti di contatti.
Poi siamo arrivate a un lavoro aperto quindi un docu- web.”

Alla fine di questi intervanti, vediamo un servizio del TG1 di Maria Luisa Busi che è stato censurato perché riportava una realtà diversa da quella che volevano far credere e diversa da quella realtà felice e risolta che doveva passare. Questo è stato uno dei motivi per cui la Busi ha lasciato quel lavoro.
Nel servizio si vede una città ferita ma forte. Abbandonata da tutte le istituzioni e anche dall’informazione pubblica. Una cittadinanza senza più fiducia ma con la voglia di lottare per farsi sentire. Una popolazione arrabbiata.
La Busi commenta questo servizio usando parole molto forti:
“È saltato un patto tra servizio pubblico e cittadini. E’ stato rotto molto tempo prima, diciamo 20 anni di populismo mediatico, ma  in quel momento (a un anno di distanza dal sisma) c’era la necessità di una voce di propaganda e come in tutte le propagande, c’erano dei luoghi, L’Aquila è diventata un luogo perfetto per rappresentare il populismo mediatico, che “rappresenta ma non racconta“.
“L’aquila è stata un laboratorio dell’efficienza di questa rappresentazione. Si nasconde, si dice che tutto va bene, e finisce che la gente ci crede. “
“L’episodio a L’Aquila è stato il motivo della mia scelta di lasciare la conduzione del tg1. Io non sono una vittima, ho fatto una scelta. Come altri sono una combattente, noi vogliamo un servizio pubblico libero dai padroni e che non rompa più questo patto. Che non riguarda il destino dei singoli ma i valori di una comunità. Io penso che sia solamente un problema di democrazia.”

A parlare dopo la Busi è Angelo Venti,freelance abruzzese.
“Noi nei primi tempi dopo il terremoto abbiamo messo in piedi una redazione. Ci siamo abilitati a fare quello che sentivamo di fare. Eravamo avvantaggiati perche conoscevamo il territorio .”
Afferma che tutti i danni sociali non sono dovuti al terremoto ma al modello di intervento della protezione civile.
“309 di loro non li ha ammazzati il terremoto, ma li ha ammazzati un modo criminale di costruire.”
Ci sono molte inchieste aperte. Molte sono iniziate proprio grazie al loro giornale che raccontava da subito tutto quello che succedeva. Molte sono ancora aperte. A parte le inchieste più grandi per esempio quella riguardante la commissione grandi rischi , ce ne sono molte altre.
“Per esempio quella dei bagni chimici, un appalto gonfiato. Dovevano fare quattro pulizie al giorno e non le facevano. Scaricamento di liquami lungo i canali e nei fossi invece che nei depuratori. Furono beccati dalla forestale e la protezione Civile fece un ordinanza che cancellava l’uso dei formulari, per cancellare le prove. Ha tolto le prove di mano alle forze dell’ordine. “
L’incontro si chiude infine con un invito a tutti i giornalisti e gli aspiranti tali da parte di Angelo Venti.
“Questo è un festival del giornalismo credo che ci siano anche tanti studenti in sala, l’aquila oggi è ancora come 3 anni fa e molte cose che succedono in Italia a L’Aquila vengono amplificate.

“Andate a L’Aquila perché li potete imparare molto, avete molto materiale” e perché qualcuno deve raccontare la verità.

Alessia Colanero

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