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Ti racconto l’Italia con un film

platea al cinema

platea al cinema

Si può descrivere la nuova Italia del governo tecnico con un film? A sentire dal cartellone proposto da Beppe Severgnini e Philippe Ridet, non sono è possibile e perfino divertente, ma sarebbe anche un ottimo metodo per guardare ai fatti con un occhio più analitico e un sorriso (talvolta amaro, ahinoi). Ecco l’elenco delle pellicole che, stando alle due grandi firme del Corriere della sera e di Le Monde, rappresenterebbero al meglio i fatti che popolano l’agenda attuale.

Partiamo da Monti, simbolo della situazione politica italiana del momento: La notte dei Monti viventi è la proposta di Ridet, che commenta: “i professori in tv non li avevamo mai visti, sono come morti che escono dalle bare”. Severgnini rilancia con un classico Disney: Mary(o) Poppins Monti, una straordinaria serie di coincidenze: ci sono dei bambini con un papà banchiere non in grado di gestirli e lei è portata da un vento cattivo. Ma Ridet ha in serbo di meglio: 9 settimane e mezzo, non per qualcosa di scandaloso (abbiamo già dato a sufficienza), quanto per la fascinazione data da tutta Italia e dalla stampa a questa figura di premier dallo humor inglese e dal sobrissimo loden. Altra proposta dalla Francia è Ricomincio da capo, che si commenta da sé.

Passiamo poi all’economia. Lost in translation è la proposta di Severgnini, un effetto pericoloso, che già nell’era Berlusconi era solito produrre stereotipi. Ma Ridet non è da meno con il suo Prendi i soldi e scappa, che economicamente parlando ricorda bene come il governo di transizione abbia la missione di far tornare i conti pubblici a un livello accettabile, e quindi di battere cassa.

Altro tema, altro cinema: Lusi, Lega e Lombardia, tre L per parlare di corruzione. Primo tempo con un classico Ettore Scola per Ridet, che lancia un lombrosiano Brutti sporchi e cattivi, e aggiunge che va bene per Bossi, Lusi e tutti gli altri. Il gioiellino è invece la scelta di Severgnini, film sul crack Parmalat che ben racconta le tragicommedie all’italiana dove, soprattutto nelle piccole città, la linea di confine tra onesti controlli e amicizie tende a eclissarsi.

Ma la rassegna non è finita, il meglio arriva con il tema Berlusconi. Con ironia d’oltralpe Ridet inserisce in carrtellone Hachiko, storia di un cane che continua a cercare il suo padrone non capendo che è morto. “Mi ha fatto pensare a Sandro Bondi – ha spiegato Ridet – e poi a Ferrara, alla Minetti, e alle olgettine che sono convinte che il padrone tornerà”. Severgnini non è da meno in quanto a ironia: Il cavaliere oscuro – il ritorno, nelle sale dalla prossima estate, “potrebbe essere un avvertimento” dice, ma preferisce La tempesta perfetta, unica possibilità nella quale Berlusconi potrebbe rientrare nel gioco: “io non me lo auguro, perché mi piace il mare piatto e andare in pattino”.

Grillo segue a ruota con È nata una star. “Spero di no – dice Ridet – potrebbe essere il peggio della politica italiana, è un uomo di spettacolo che è rimasto lì credendo di fare politica, ne abbiamo già avuto uno e va bene così!”. Il giornalista di Le Monde si esprime sulla Fornero, The iron lady, “anche se ultimamente è un po’ più di alluminio”. Severgnini risponde con Lacrime amare film che gli permette di aprire l’unico excursus decisamente serio dell’evento, in cui tocca il tema dei giovani e dell’egoismo generazionale dei loro genitori, incapaci di creare le condizioni per un futuro dignitoso dei figli.

Si chiude pensando al 2013 e alle elezioni che verranno. Tre piccoli porcellini, ovvero Alfano Bersani e Casini è il film che meglio descrive le dinamiche di partito del momento per Ridet. Le idi di marzo, invece, è il film scelto da Severgnini perché se i tre A-B-C tenteranno di fare fuori Monti a marzo, non sanno però ancora come fare ed è possibile che di Monti ci sia bisogno anche dopo. Ultimissima parola lasciata a Ridet per un commento cinematografico sulle presidenziali di Francia e su Il piccolo imperatore, come lo definisce Severgnini. È il ritratto di un Sarkozy dato per sconfitto, e che Ridet vede ben rappresentato in La grande fuga.

E a proposito di starlettes cinematografiche, il sipario si chiude su un grande quesito “Ma Carlà, allora, ce la rimandate?”.

Alessandra Chiappori

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