In esilio anche in Italia
“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”, così recita l’articolo 10 della Costituzione Italiana, ma il panorama che viene illustrato dai giornalisti stranieri in esilio nel nostro paese racconta una realtà diversa.
Oggi, sono stati presenti al Festival Internazionale del Giornalismo 2012 cinque di loro ospiti nel nostro paese da diversi anni, Reza Ganji, Zakaria Mohamed Alì, Jean Claude Mbede, Robert Philomè e Felix Qaeser, cinque storie diverse che hanno trovato forza nell’unione delle diversità.
Reza Ganji viene dall’Iran e vive in Italia dal 2009, anno in cui è stato costretto a scappare dal suo paese a causa dei diversi attacchi subiti dalla milizia del regime. “Molti giornalisti in Iran sono arrestati e torturati, le loro stesse famiglie sono costantemente in pericolo, per questo motivo spesso siamo costretti a scappare”, racconta Ganji. Un sorriso triste che poco cela la rabbia provata mentre parla del suo paese, un sorriso triste che allo stesso tempo racconta una ribellione in nome della libertà di informazione e la rassegnazione per aver dovuto abbandonare il proprio lavoro una volta giunto nel nostro paese. La difficoltà più grande, infatti, per i giornalisti in esilio è proprio quella della lingua, una lingua diversa dalla propria che non si conosce e di cui non si ha la padronanza. Secondo Ganji i giornalisti in esilio potrebbero essere una grandissima risorsa per i paesi occidentali che li ospitano, ma questa risorsa non viene né compresa né sfruttata.
Ciò che dovrebbe essere evidente agli occhi di qualsiasi uomo è invece ignaro alla maggioranza: un rifugiato politico è costretto a scappare dal proprio paese, un immigrato sceglie liberamente di andar via per cercare una vita migliore. Ma quando si giunge in Italia si è tutti sullo stesso piano, racconta Jean Claude Mbede, giornalista camerunense in esilio nel nostro paese dal 2008. Non c’è differenza tra immigrati ed esiliati, tutti vengono trattati allo stesso modo, tutti lottano per avere dei documenti e trovare un lavoro. Ma ciò che la nostra Costituzione dovrebbe tutelare, i diritti per coloro a cui non viene garantito l’esercizio delle libertà democratiche nel proprio paese, in realtà non viene rispettato. Non sono al sicuro nel loro paese così come non sono al sicuro da nessuna altra parte.
Attualmente sono 11 i giornalisti in esilio presenti nel nostro paese regolarmente riconosciuti probabilmente, però, questo numero non rispecchia quello reale che potrebbe salire fino ad alcune decine, costretti a nascondersi dietro il velo dell’anonimato.
Profondamente soli al momento della partenza dal loro paese, profondamente soli al momento dell’arrivo in Italia, colpevoli soltanto di aver voluto difendere il diritto dei popoli alla libera informazione.