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Quando il giornalismo sarà a fumetti

E dove sta scritto che il giornalismo è solamente cartaceo, radiofonico o televisivo? Nell’era dei nuovi media può assumere anche la forma di un fumetto. Come quelli, dissacranti e salaci, di James Burns e Dan Perkins, due cartoonists statunitensi che da trenta anni hanno riempito con le loro tavole le pagine domenicali di alcuni quotidiani, ironizzando sui vizi della società americana. Come quelli, altrettanto graffianti ed esilaranti allo stesso tempo, di “Mamma!”, prima rivista italiana del settore.

E così, al Festival del giornalismo di Perugia, approda anche una nuova frontiera dell’informazione: il comic, o graphic, journalism, protagonista dell’incontro di questa mattina alla Sala dei Notari. Difficile prevederne sviluppi e prospettive, al momento si può solo analizzare il presente. E, soprattutto in Italia, gli editori non sembrano particolarmente attratti da questa nuova forma di giornalismo che, grazie alla forza delle immagini, accattivanti anche per un pubblico giovane, risulterebbe di grande impatto e molto, molto diretta.

In patria Perkins e Burns hanno raccontato, il più delle volte, il lato oscuro dell’America: hanno messo alla berlina l’ex presidente Ronald Reagan con il personaggio di Gumby, hanno raccontato le atrocità della guerra in Iraq, hanno preso di mira Bill Clinton per il caso Lewinski e parlato di attualità, tra bolla edilizia e riforma della sanità lanciata da Barack Obama. Esperienze diverse con un unico comun denominatore: alzarsi in piedi, dire le cose come stanno, raccontare la verità.

E l’Italia? Per ora è nata “Mamma!”. Due delle sue penne, anzi, matite di punta raccontano la genesi e analizzano lo stato di salute del comic journalism nel nostro paese: “Le vignette non sono giornalismo, però questa è una nuova forma di raccontare dati ed eventi – spiega Maurizio Boscarol – peccato che in Italia non ci siano tradizioni né proposte da parte delle redazioni”. Il giovane Flaviano Armentaro dà invece un consiglio a chi si affaccia a questa professione: “Bisogna essere sinceri, prima di tutto con sé stessi, e chiarire il proprio punto di vista. La satira non è intrattenimento, ad oggi la risata non è più il motivo principale ed è importante raccontare gli eventi in modo da stimolare la riflessione del lettore. Al tempo stesso bisogna saper trovare il modo di arrivare alle persone”.

Carlo Gubitosa, direttore della rivista, tira le fila del dibattito: “Il mondo dell’editoria non è in crisi. E nemmeno il giornalismo lo è. Lo sono, invece, certe politiche editoriali, certi modelli di sviluppo: non c’è interesse a vendere prodotti nuovi, né a dar spazio a questo tipo di iniziative, persino nelle edicole. Eppure ci sono tanti autori che non vogliono finire nell’anonimato”. E poi, l’invito finale: “Gli italiani dovrebbero tornare ad avere senso critico, a verificare i fatti: nonostante varie carte, regolamenti e codici deontologici, manca tutto ciò”.

Una risata, o meglio, un fumetto vi seppellirà?

Simone Pierotti

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