Io ho tantissimi amici, il mio giornale nessuno
Database journalism, computer-assisted reporting, journalisme scientifique; chiamatelo come preferite, ma il giornalismo di precisione si sta affermando come uno degli strumenti più efficaci nelle mani dei reporter investigativi. L’International Journalism Festival non poteva restare indifferente e con Damiano Crognali, giornalista, ci costruisce per il secondo anno consecutivo un journalism lab. In diretta su Skype Matt Doig, del Sarasota Herald-Tribune, racconta le sue inchieste tradotto frase dopo frase da una volontaria, mentre nella location rabbuiata dal brutto tempo Sofia Basso – di Left-avvenimenti – e Giorgio Meletti – de Il Fatto Quotidiano – spiegano come impostare il lavoro.
Nel giornalismo di precisione il reporter non aspetta che la polizia o l’autorità giudiziaria inizino le loro ricerche, ma si mette a spulciare gli archivi, le banche dati; è lui a condurre l’investigazione mettendo a confronto le informazioni di cui entra in possesso con metodo scientifico. È proprio il metodo ereditato dalla matematica e dalle scienze sociali a dare forza alla notizia, tanto che alle pubblicazioni spesso sono seguite azioni giudiziarie.
Matt Doig è forse uno degli attuali protagonisti del giornalismo di precisione americano; la sua inchiesta sulle frodi immobiliari in Florida gli è valsa una nota al merito dal comitato del Pulitzer. Notando qualcosa di strano nei movimenti delle società immobiliari, che vendevano e ricompravano le stesse proprietà facendone lievitare il valore in brevissimo tempo, Doig ha iniziato ad analizzare i movimenti bancari ricostruendo i rapporti tra proprietari e acquirenti. Approfondendo le sue indagini attraverso l’analisi incrociata delle banche dati è riuscito a stilare la lista dei nomi dei pesci grossi, big fish li chiama lui, quelli che a livello nazionale avevano progettato e messo in atto le frodi. Doig ha pubblicato i loro nomi sul giornale. È andato a ricostruire il giro d’affari a partire da dieci anni prima. I colleghi si sono associati in una redazione investigativa proseguendo l’inchiesta col suo metodo. “Un giornalista non deve aver paura a raccontare queste storie” conclude rispondendo a una domanda, perché l’indagine “interessa l’intera comunità.”
La fortuna del giornalismo di precisione è la possibilità di basarsi su dati pubblici, raccolti e messi a sistema dai moderni software di calcolo elettronico. Il database journalism è figlio dei nostri tempi, irrealizzabile senza le potenzialità raggiunte dal mondo dei media con l’avvento del personal computer. Qualcuno critica il fatto che le inchieste condotte su grafici e tabelle formano una generazione di giornalisti da scrivania, incapaci di arrivare al midollo dalla notizia. Per Giorgio Meletti e Sofia Basso il giornalismo di precisione deve essere considerato uno strumento nelle mani del reporter; qualcosa che si applica al classico metodo d’inchiesta senza dover essere sottovalutato. Il database journalism ha infatti il grande vantaggio di controllare capillarmente i movimenti bancari, le transazioni finanziarie, lavora sullo stesso terreno dove si nascondono le prove del crimine moderno. Nel nostro Paese, vuole sottolineare Meletti, un incentivo non indifferente alle ricerche del reporter è dovuto alla cosiddetta legge Draghi, che ha costretto tutte le società italiane a pubblicare una serie di documenti. Questi sono raccolti su www.borsaitaliana.it e comprendono l’indicazione dei compensi dei manager.
Informazioni fondamentali al lavoro d’inchiesta sono reperibili nelle pagine dei moderni social network; nei siti istituzionali e in quelli specializzati. Sofia Basso ha fornito esempi pratici di analisi incrociata delle banche dati, mostrando come il personal computer possa essere uno strumento eccezionale nelle indagini giornalistiche attraverso software come excel o access.
Stefano Porciello