Informare, educare, divertire: la BBC, oggi. Intervista a Peter Horrocks, direttore BBC Global News
Nel Maghreb, la zona interessata dalle rivolte di questi ultimi mesi, c’è la fascia giovanile di popolazione più numerosa dell’area del Mediterraneo e non solo. Quanto conta per la BBC il mondo arabo e come vi rapportate con uno dei maggiori competitor in quest’area, ovvero Al-Jazeera.
Al-Jazeera sta facendo un ottimo lavoro, seguendo tutto il Medio Oriente con il canale in arabo, e più recentemente con quello in inglese: nella copertura delle crisi in quell’area è stato particolarmente efficace. Penso che la vera competizione con Al-Jazeera sia proprio nel Medio Oriente e non a livello globale, cosa che invece vale per la Bbc, vista anche la copertura che abbiamo garantito in occasione del terremoto in Giappone. Ripeto, Al-Jazeera sta comunque facendo un ottimo lavoro, sia perché può contare su un forte sostegno economico da parte dei suoi finanziatori, sia perchè gestisce molto bene i professionisti che vi lavorano, ciò non toglie che i loro ascolti siano abbastanza ridotti nel resto del mondo, in quanto la forte reputazione che Al-Jazeera si è costruita proviene dal canale in arabo.
Pensa che nel 2011 il modello BBC sia ancora valido per il giornalismo a livello mondiale?
Non penso che tutti debbano fare come la BBC, ovvero organizzazioni che vogliono offrire news con un particolare punto di vista o hanno standard differenti o vedono il mondo in modo diverso dalla BBC, le persone nel mondo fanno cose diverse ma quello che rende la BBC molto peculiare è l’indipendenza nell’organizzazione delle news, questo è molto significativo, e se le persone vogliono seguire gli standard della BBC e il suo approccio imparziale noi siamo molto contenti, ma non fa parte del nostro mestiere dire alla gente come dovrebbe produrre le notizie.
L’influenza del governo britannico in ciò che concerne la BBC sta aumentando?
No, il governo britannico assume decisioni su alcuni aspetti finanziari della BBC, ma non ha alcun controllo sull’aspetto editoriale, questo non è mai stato vero e non lo sarà nel futuro.
Come state affrontando la rivoluzione dei social media?
La adoro, è una sfida affascinante, le notizie possono essere condivise, promosse attraverso i social media, penso che sia incredibile che il pubblico quando viene a contatto con una notizia possa commentarla, scambiarsi video. E’ una sfida anche per l’organizzazione delle news, ma rimane una sfida affascinante.
Pensa che siti come YouTube possano compromettere i vostri dati di ascolto?
No, non credo che sia così. I servizi all news ci sono da molti anni, mentre YouTube è un servizio relativamente nuovo e anche molto caotico, non ha un’impostazione che permetta di attribuire un senso continuo a ciò che vediamo. L’organizzazione professionale delle news, invece, offre uno spaccato del mondo, gode tutt’ora di una posizione molto forte in quanto aiuta a capire ciò che avviene intorno a noi: non credo che molte persone vadano su Youtube e dicano “Voglio sapere cosa è successo nel mondo”, cercano intrattenimento, ma anche notizie flash e questo è fantastico e lo apprezzo molto. Tuttavia non è un canale di news.