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Free press, forma di editoria alternativa o futuro dell’informazione?

“Free press”, o meglio “Stampa gratuita”, a parlarne al Festival del giornalismo sono stati Giorgio Govi fondatore 2Night, Matteo Grandi direttore Piacere Magazine, Giampaolo Roidi direttore Metro.

Un workshop che ha creato un momento di confronto tra i principali “free press” italiani: “La stampa gratuita”, un fenomeno che pareva essere una meteora degli anni novanta, si è strasformato in una vera e propria forma editoriale alternativa, condizionando così il  futuro dell’informazione.

In un momento di profonda crisi dell’editoria, la diffusione di quotidiani gratuiti e finanziati esclusivamente dagli introiti pubblicitari ha scatenato non poche polemiche nel panorama dei giornali a pagamento, che temendo un’emorragia di lettori, non hanno risparmiato critiche verso la stampa a “costo zero”. L’avanzata inarrestabile della free press in Italia non dovrebbe costituire per i quotidiani a pagamento un motivo di allarmismo, quanto piuttosto un’occasione di riflessione.

Secondo le testimonianze dei direttori “Free press”,  forse la chiave del loro successo risiede proprio nella capacità di ascoltare il proprio pubblico, assecondandone desideri e inclinazioni.

È il primo lancio del giornale gratuito Metro, nel febbraio del 1995 che ha dato inizio ad un nuovo capitolo della storia della stampa. L’illuminante idea è di due giornalisti, Robert Braunerheim e Pell Anderson, decisi a creare un quotidiano gratuito per le metropolitane svedesi. Con caratteristiche differenti rispetto ai quotidiani a pagamento, la free si rivolge ad un target nuovo, differente a quelle fasce di pubblico tradizionalmente lontane dal medium a stampa.

Un pubblico privilegiato dei quotidiani free è il popolo degli studenti e dei lavoratori: il popolo dei ritardatari in perenne lotta con la sveglia, assonnati individui impegnati ogni giorno nel grande e frenetico esodo mattutino. Un pubblico che «ha fretta», e non avrà certo molto tempo da concedere alla lettura del giornale, per questo preferisce le notizie flash, veloci, notizie pillole. I free press snelli e maneggevoli, rendono il giornale facilmente leggibile anche in posizioni scomode, durante i viaggi sui mezzi pubblici in andata e ritorno dai luoghi di lavoro.

Eppure riesce a farsi leggere anche da questi occhi distratti: in treno, in autobus, in metropolitana, studenti e lavoratori si tengono informati ogni mattina, mentre proseguono la loro folle corsa verso la facoltà o l’ufficio. Il segreto è un giornale scritto in modo tale da ridurre il più possibile il tempo di lettura.

La free press, la rivoluzione silenziosa che cammina tra noi, lungo le strade delle nostre città, portandoci ogni giorno l’informazione a costo zero, punta  sulla differenziazione rispetto ai normali quotidiani, il suo successo non è nella sua “gratuità” ma nella formula giornalistica che viene rivolta al pubblico dei non-lettori, un misto tra velocità, essenzialità, territorialità e accessibilità.

Roberta Lulli

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