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Intervista a Giampaolo Roidi, direttore di Metro

Parliamo dei mali del giornalismo italiano. Perché i quotidiani nazionali tradizionali fanno così fatica a intercettare il pubblico giovane che voi invece riuscite a catturare?

Storicamente i giovani leggono molto poco, leggono pochi giornali e pochi libri. I quotidiani tradizionali sono un prodotto che punta molto sull’approfondimento e sull’analisi, e spesso non incontrano il favore del pubblico under 25.  I quotidiani gratuiti, invece, sono più facili da comprendere e da leggere: per questo hanno una chance in più

Secondo lei lo sbarco dei quotidiani free press ha contribuito a svecchiare i quotidiani tradizionali?

Senza dubbio. Sono successe due cose in questi dieci anni di vita dei quotidiani gratuiti:  hanno “intercettato” lettori nuovi che prima non leggevano giornali, questo è un dato assolutamente positivo. Inoltre hanno avuto un’influenza sui quotidiani tradizionali che hanno dovuto ridurre il formato e anche la lunghezza degli articoli. Questo  è un segnale di influenza diretta.

Le modalità di fruizione dei quotidiani free press sono molto particolari: quanto conta il tempo di fruizione della notizia nella vostra ottica?

Puntiamo molto sull’informazione breve, che possa essere fruita dal lettore in poco tempo. L’esigenza di approfondimento, di analisi è appagato dai quotidiani “a pagamento”. I grandi giornali riescono ad assolverlo perfettamente. Ma esiste anche un’esigenza di lettura di notizie diversa, di un pubblico che ha meno tempo a disposizione per informarsi.  Un pubblico che, quindi, o evita di leggere oppure opta per un quotidiano gratuito, che ha un’impostazione più consona alle proprie esigenze.

Alessandro Belotti

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