Journalism Lab: “Rivestire l’informazione: i nuovi formati della notizia digitale”
Le nuove frontiere del giornalismo 2.0: questo il tema del primo degli otto journalism lab che si terranno durante il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, svoltosi stamattina presso la Sala Lippi UniCredit. Il titolo : “Rivestire l’informazione: i nuovi formati della notizia digitale”. L’incontro inizia con un’introduzione di Vittorio Pasteris, giornalista esperto di multimedia. Pasteris presenta gli ospiti che interverranno, professionisti del settore che lavorano con i nuovi modi di fare del giornalismo: blog, tablet, cartoon, e così via. Nel corso del laboratorio sono stati esaminati alcuni esempi di forme comunicative innovative che, a livello nazionale e soprattutto mondiale, stanno proliferando in modo collaterale al giornalismo tradizionale. Questione fondamentale quando si parla di nuove forme di giornalismo è capire, termina Pasteris, se queste abbiano un modello economico che sta in piedi, cioè un effettivo ritorno monetario. Quello nell’infografica è un investimento di parecchie migliaia di euro che, specialmente in Italia, difficilmente si trasforma in un guadagno pari o superiore alla spesa effettuata.
Segue l’intervento si Francesco Magnocavallo, che presenta blogo.it. Quando nacque 6 anni e mezzo fa, si identificò come clone del già esistente modello americano del web publishing: la pubblicazione di notizie da parte di giornalisti che non hanno una testata alle spalle ma con un proprio blog, creando delle piccole operazioni editoriali indipendenti. Alcuni dati: blogo.it nel corso degli anni ha lanciato una settantina di blog, di cui circa 50 sono italiani. I contatti vanno da un picco di centomila a un minimo di mille; gli autori delle notizie sono un centinaio, le notizie pubblicate in media cinquemila al giorno; i commenti tre-quattromila. Blogo.it ha deciso di investire nel mercato spagnolo e in quello di lingua portoghese dal momento che in Brasile non esisteva ancora un’attività simile, mentre in Spagna, dove questo tipo di giornalismo era già operante, si voleva affiancare un vero editore di contenuti.
Successivamente prende la parola Angelo Cimarosti, cofondatore di Youreporter. Si tratta di una piattaforma di giornalismo partecipativo per immagini che non sono valutate dal punto di vista editoriale. Lo scopo di chi le manda è quello di far vedere a tutti quello di cui non si parla nella testate principali. Youreporter è dotato di un sofisticato sistema di autocategorizzazione che riesce a sistemare le immagini ricevute in base all’evento che si sta mostrando. È diviso per ottomila comuni italiani, e sono circa 16.500 i citizen journalists che vi collaborano. Ma presto Youreporter, annuncia Cimarosti, dovrà chiudere i battenti poiché i costi di un server che riesca a reggere il peso dei tanti video raggiunge i 60/70 mila euro all’anno.
Andrea Dambrosio, di sky.it, illustra l’originale caso di Beautiful lab: si tratta di un racconto tramite un video di sei minuti che sintetizza la storia del telefilm che, come sappiamo, si svolge lungo una fascia temporale molto ampia. L’operazione Beautiful ha funzionato molto più di quanto ci si aspettasse, come dimostrano le cifre relative alle visite su YouTube, alle condivisioni su Facebbok, ecc. Lanciato sul web, ci si rese presto conto che il modello della soap opera così complesso e inusuale, ha detto Dambrosio, poteva diventare il modello ideale per raccontare la cronaca e la storia politica dell’Italia. Ecco che nascono, così, le idee del racconto ironico e simbolico del rapporto Fini-Berlusconi. Sono due i presupposti necessari per lavorare a progetti di questo tipo: il rigore giornalistico, ovvero la verifica delle fonti, le scelte dell’argomento da trattare e quant’altro, e l’utilizzo della motion graphic, lavoro contemporaneo alla stesura della sceneggiatura. Dai commenti sul web, si è riscontrato che le contorte vicende della nostra politica a volte apparivano più complesse della interminabile trama di Beautiful. Il video del riassunto del telefilm americano più popolare nel mondo, grazie all’enorme successo ottenuto sul web, è stato trasmesso anche sul digitale terrestre.
Interviene poi Carola Frediani di Effecinque, l’agenzia giornalistica di Genova che lavora in sinergia con sky.it. La Ferdiani sottolinea il ruolo fondamentale in questo tipo di giornalistico del non detto, e dell’ironia in stile anglosassone che in certi casi è ricercata volutamente, in altri emerge da sé per via della sintesi stessa che mette in risalto più incisivamente le contraddizioni della nostra politica. Sintetizzare al massimo e scegliere cosa dire esplicitamente e cosa rappresentare graficamente: due compiti non facili che richiede un notevole sforzo ma che sono alla base della buona riuscita di questi lavori.
Un laboratorio interessante su una nuova professione che in Italia avrebbe tutte le carte in regola per spiccare il volo ma che viene ostacolato dall’indifferenza di un’economia statale ancora legata alle vecchie maniere.
Alessia Maria Abrami