“Guerra, bugie e Tv” un’inchiesta che fa centro
Non è facile ricapitolare in poche battute il contenuto di un documentario come quello realizzato da Amedeo Ricucci, giornalista Rai, profondo conoscitore del conflitto israelo-palestinese e interessato al tema della manipolazione, visto che come lui stesso ha dichiarato “durante il montaggio mi accorgo di poter esprimere con le immagini esattamente il contrario di quello che penso”. L’inchiesta, che l’associazione Ilaria Alpi stamattina ha scelto di proiettare per scuole sul tema “manipolare, denunciare, disinformare”, parte da un caso al centro dei dibattiti sulla funzione dei media: si tratta della morte in diretta del piccolo Mohammed Al Dura, avvenuta il 30 settembre 2001, prima dello scoppio della seconda Intifaida e filmata casualmente da France2.
Oltre a una dettagliata ricostruzione del caso, attraverso interviste, foto, ricostruzioni e perizie, Ricucci ha messo l’accento sul dibattito politico e mediatico che si è creato in Francia, Israele e Palestina sulla veridicità o meno dell’evento, per poi porre interrogativi che toccano in profondità il mondo dell’informazione, specialmente nell’era digitale, dove l’informazione è merce come tutto il resto.Quando un giornalista è costretto a ripetere continuamente che la sua notizia è fondata, quando si contesta e si rivede un evento che sembrava codificato totalmente sotto un’altra prospettiva si manifesta liberamente un proprio pensiero, oppure si fa disinformazione?
Se sull’assassinio del bimbo palestinese, che è stato trasformato in un simbolo dell’Intifaida, Ricucci oggi conferma di non avere dubbi, la questione della manipolazione dei media rimane scottante. Lo stesso giornalista, nell’incontro col pubblico dopo la visione del documentario, ha raccontato di essere stato assalito dai dilemmi nella fase del montaggio, ponendo così l’interrogativo sugli strumenti possibili degli spettatori per districarsi nel mare dell’infomazione .
E’ difficile chiudere la questione in poche battute, sarebbe anche scontato dire che lo strumento dell’intelligenza è a disposizione di tutti, che sarebbe necessario abbandonare la pigrizia, definita da Ricucci un’aggravante per la società di internet, ma come affermava lo storico De Luna, intervistato nel documentario:”Queste immagini sono icone della contemporaneità perché intercettano la realtà, anche se non sono vere”.