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Non solo voci: la radio trasmette suoni e rumori che “parlano”

“… E’ la mia vita. Passo ore a parlare con un microfono in mano senza ci sia qualcuno davanti ad ascoltarmi. Solo per esercitazione, per abitudine. Forse, solo perché in realtà non ne posso fare a meno“. Se chiedeste a David Willey, conduttore radiofonico del network BBC cosa rappresenta per lui la radio, la risposta che ricevereste sarebbe questa. Il dibattito sulla scatola parlante, realizzato in collaborazione con l’AGSP (Associazione Giornalisti Scuola Di Perugia) inizia con questa domanda. A condurre la conferenza storici personaggi che hanno fatto di questo lavoro, la passione di una vita: Giuseppe Cruciani (Radio 24), Gabriele Fontana (Radio Svizzera), Paolo Poggio (Giornale Radio Rai), Antonio Preziosi (direttore dei Giornali Radio Rai e di Radio 1) e come prima citato David Willey (BBC). E’ noto come ci siano diversi canali di trasmissione dell’informazione, ognuno con le sue caratteristiche: la televisione che punta inevitabilmente sull’immagine e sulla parola per spiegare fatti e diffondere notizie; la carta stampata che sebbene non stia attraversando un periodo roseo rappresenta ancora il “rito quotidiano”; per arrivare alla radio, che non si classifica sicuramente come nuova tecnologia ma mantiene il fascino del primo mezzo di comunicazione che affonda le radici nel nostro paese a ridosso degli anni ’30. La radio è la diffusione di contenuti sonori, fruibili in tempo reale o con un breve ritardo. “Attraverso questo mezzo, siamo tutti cittadini del mondo – spiega Preziosi – abbiamo l’opportunità di sapere quel che succede in pochi minuti di trasmissione. Questo è un vantaggio di non poco conto. Per coloro che non hanno tempo, che corrono freneticamente divisi tra lavoro e impegni, questo mezzo dà la possibilità di tenere informato il cittadino”. La radio non è poi solo voce. “E’ possibile entrare dentro i fatti anche solo ascoltando suoni e rumori prodotti e riuscire a capire persino, quale evento si voglia raccontare, e sinceramente, emoziona più l’onda sonora che un’immagine” – racconta Cruciani -.
La radio viene considerata da molti una risorsa che non passa mai di moda. Ne sono testimonianza gli ascolti, sempre in crescita, le pubblicità che trovano spazi consistenti all’interno del mezzo e appunto la compattezza dell’informazione. “Se sei un bravo radiocronista, devi essere in grado di scandire tre parole in un secondo – interviene simpaticamente Willey – ”. Ci sono varie scuole di pensiero che si scontrano ogni giorno per lo scettro del miglior modo di diffondere notizia. Non ci può essere obiettivamente un vincitore assoluto. Ma la radio, si differenzia per il fascino di un fare comunicazione antico, ma sempre moderno e dinamico che va di pari passo con lo sviluppo sociale.

Sara Vicarelli

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