Videocracy. Basta apparire.
«I metodi di censura da vecchio regime» non possono più funzionare. Erik Gandini, regista di Videocracy, e Tommaso Tessarolo, general manager di Current Italia, lo hanno sottolineato nell’incontro di ieri al Teatro Pavone rispondendo alle domande di Elena Martelli. I trailer del docufilm, che RAI e Mediaset si sono rifiutati di pubblicare, hanno aperto l’evento focalizzando immediatamente l’attenzione sul controllo del potere sui media.
«È stato brutto, quasi inquietante» per Gandini ricevere il “decreto” di rifiuto della Rai che motivava la sua scelta perché l’azienda “non può essere usata per scopi politici”. «Non è una battuta» ci scherza su il regista, anche se tra le motivazioni si sosteneva che il film era un chiaro riferimento agli scandali sulle prostitute e il presidente Berlusconi di quell’estate. Censura? Autocensura? L’ondata web a sostegno di Videocracy è stata la risposta di chi quel trailer voleva vederlo. Il fenomeno delle pubblicazioni in rete è stato l’anteprima di ciò che sarebbe successo con raiperunanotte, che contro ogni aspettativa è stato il primo talk show in web streaming a raggiungere lo share di una trasmissione televisiva, grazie anche all’aiuto di Current Italia.
Videocracy e raiperunanotte sono stati infatti accolti con gioia da questa nuova piattaforma che pubblica inchieste e reportage censurati o ostacolati dagli editori “classici”. Entrambi sono l’espressione di una “fame di notizie” tutta italiana, di un bisogno di informazione non soggetta ad alcun potere. Tuttavia Tessarolo è scettico sull’idea che la pubblicazione online sia il segnale di un terzo polo televisivo: «è fantascienza». Un docufilm come Videocracy, al contrario, ha la potenza della proiezione cinematografica e «da allo spettatore una consapevolezza che è molto, molto forte».
Il pubblico ha chiesto se girando un film di questo genere si può trovare qualche difficoltà. «No» risponde Gandini: i soggetti del suo film sono così manipolati dalla cultura del “basta apparire” da non resistere a telecamere e interviste. Il non avere un nome nel mondo giornalistico, dice il regista, rende il lavoro ancora più facile: il pericolo di rilasciare dichiarazioni scomode e scandalose non viene percepito da chi parla.
Nel contesto politico-sociale italiano «il bisogno di verità è fortissimo» e Gandini non riesce a capire come scandali, scoop e notizie non riescano a produrre un onda d’urto politica nel nostro paese. Nell’attesa, Current Italia è pronta a pubblicare tutte le buone notizie censurate: è ora di farla fuori dal vaso.
Pierpaolo Lagani e Stefano Porciello