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Le 10 domande

C’è ancora un timer nel sito del quotidiano Repubblica che indica il tempo intercorso fino ad oggi, dalla formulazione delle ormai “storiche” dieci domande a Berlusconi. Di fatto, non c’è una risposta o meglio, vi sono affermazioni inconsistenti e palesemente contrastanti con i fatti accaduti. Si fa ovviamente riferimento alla travagliata vicenda Noemi-Berlusconi.
Fra le dichiarazione emerse vi era ad esempio quella del 29 aprile 2009, in cui Berlusconi dichiarò a Varsavia: “Benedetto (il padre di Noemi Letizia) lo conosco da anni, è un vecchio socialista ed era l’autista di Craxi”. Poco più di un’ora dopo, il figlio di Bettino Craxi (Bobo), dichiara all’Ansa: “cado dalle nuvole. L’autista di mio padre si chiamava Nicola, era veneto, ed è morto da qualche anno”. Anche tutti gli uomini politici che furono accanto al leader socialista come De Michelis, Acquaviva, Di Donato, Caldoro, esclusero categoricamente il signor Letizia dai loro ricordi legati alla figura di Bettino Craxi.
E sono proprio queste contraddizioni, le bugie del potere, che Repubblica voleva smascherare. Le dieci domande, secondo Ezio Mauro, protagonista dell’evento che si è svolto al teatro Pavone il 22 aprile per il Festival Internazionale del Giornalismo 2010, “hanno solo una connotazione giornalistica”. Lo stesso direttore afferma che sarebbe stato doveroso da parte di tutta l’informazione italiana, successivamente alle taglienti affermazioni di Veronica Lario, far emergere la verità attraverso il vero giornalismo.
La moglie di Berlusconi aveva fatto dichiarazioni come: “siamo di fronte a figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica” (il riferimento è alle sconcertanti candidature offerte a signorine per l’europarlamento e competizioni locali passate). E ancora: “ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene”.
L’idea quindi di descrivere un giornale come un’opposizione politica significa banalizzare. E’ importante rendere consapevoli i cittadini, mostrare le contraddizioni del potere, le bugie. In qualsiasi paese normale, le discrasie nelle affermazioni di Silvio Berlusconi sul caso Noemi sarebbero emerse. E’ stata invece fatta passare la lettura che tutto questa vicenda era gossip. Noi abbiamo fatto il nostro mestiere.
Il direttore di Repubblica evidenzia che, anche tutta la stampa estera ha difeso l’operato del giornale da lui guidato e di questo tema “hanno parlato più di seicento tra quotidiani, riviste e televisioni in tutto il mondo. Ad un certo punto – continua Ezio Mauro – le nostre segretarie hanno smesso di fare la rassegna stampa perché debordavano i volumi in cui si raccoglieva la vicenda Noemi Berlusconi”.
Bill Emmott, direttore dell’Economist dal 1993 al 2006, fece una dichiarazione ancora più radicale: “porre domande a un leader politico, per un giornale, è non solo legittimo ma parte della missione di informare. E la distinzione tra vita pubblica e vita privata, nel caso Berlusconi, non si può fare, è stato lui per primo a fondere le due cose”.
“Questi uomini politici – afferma ancora Ezio Mauro – non capiscono che si può amare il proprio lavoro come dovrebbero amare il loro. Attraverso una corretta interpretazione del proprio lavoro e la passione civile, si rende un servizio al paese. Non capiscono che amando il proprio lavoro, si può avere una passione genuina, gratuita e disinteressata delle vicende della repubblica.”
Il direttore fa notare anche come, il suo giornale, riconosce l’autonomia e il primato della politica, ma i politici che disconoscono il ruolo della stampa libera si allontanano dall’unica riserva democratica che hanno a disposizione.
Ad una domanda particolare che chiedeva se poteva garantire di non aver usato né voler usare intelligence e polizie contro magistrati, testimoni e giornalisti, “Berlusconi non è riuscito a rispondere nemmeno nel recinto protetto e garantito oltre che proprietario del libro di Vespa, pubblicato dalla casa editrice di proprietà del presidente del Consiglio”.
L’evento si conclude con delle riflessioni politiche sul grande consenso che ancora riveste il premier e sul perché l’opposizione si dimostra spesso inefficace.
“Noi viviamo in un senso comune del paese e Berlusconi è uno dei suoi migliori interpreti ed un fabbricante di senso comune. I cittadini hanno autonomia dal potere politico ma, anche in questo caso, è passata l’idea che tutto questo era gossip, che tutto questo appartenesse ad un genere minore della politica. Invece Berlusconi è perfettamente consapevole di cosa è accaduto”. Ezio Mauro sottintende naturalmente il ruolo fondamentale con cui i media asserviti hanno contribuito a tutto questo. Tuttavia, pur continuando a vincere le elezioni, Berlusconi ha aperto una crepa con una parte del suo elettorato e l’opposizione se ne dovrebbe accorgere”.
L’evento termina con delle riflessioni sulla Costituzione e sull’egemonia culturale che, attraverso il controllo dei mezzi di informazione, riduce un problema come il conflitto di interessi a un problema insignificante. Berlusconi vorrebbe “modificare il sistema a favore della sua anomalia” e, fra gli applausi, Ezio Mauro conclude: “non si può cambiare la costituzione per adeguarla alla biografia di una persona.”.

Fabio Andrea Petrini

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