Ambiente e nuova ecologia
Qualcuno ha parlato di “Openhagen”, altri hanno urlato al “Flopehagen”. Ci sono visioni contrastanti sul summit dedicato all’ambiente l’8 dicembre scorso, nella suggestiva capitale della Danimarca. Forse le aspettative erano un po’ troppe, o meglio gli obiettivi prefissati erano oggettivamente impossibili da raggiungere per paesi come gli Stati Uniti che, sia per estensione sia per una noncurante politica ambientale fino ad Obama, è uno dei paesi più inquinanti del mondo. Un segnale forte viene proprio dall’Europa, in special modo dalla Germania che con le eco industrie fattura il 31% del PIL. Una Germania eco-sensile o eco-furba? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che il clima sta cambiando, l’ambiente pretende da noi una maggiore consapevolezza e responsabilità. E’ quello che sostiene Alice Audouin, manager del dipartimento di sviluppo sostenibile per Havas Media, una delle maggiori agenzie di comunicazione al mondo. Ecologista, instancabile attivista e scrittrice, la Audouin ci parla del rapporto tra le aziende, la green economy e gli ecologisti. La sostenibilità dovrebbe essere, a suo parere, una scelta consapevole e per il futuro, non la moda del momento, utile a calmierare gli animi di ecologisti fanatici. Le tematiche relative all’ambiente non fanno notizia, è politicamente corretto parlarne, ma se non ci sono nei quotidiani e in tv è sostanzialmente lo stesso. Con un po’ di amarezza lo conferma Fabio Tamburini, giornalista del tg5 che da anni si occupa di queste tematiche. Il clima e l’ambiente entrano nelle nostre vite solo quando si urla all’emergenza: un terremoto, una frana, una tromba d’aria acquistano dignità di notizia solo se provocano delle vittime, purtroppo. Si parla sempre e solo di riparazione dei danni, mai di prevenzione. E se si sbloccassero un po’ di soldi per risanare il territorio, invece di chiudere le crepe al bisogno? E’ quello che si auspica anche Antonio Cianciullo, giornalista di Repubblica, scrittore di un libro che tratta di business verde. Secondo Cianciullo, il problema dei quotidiani sta nel poco spazio per sviluppare temi a fronte della molteplicità degli avvenimenti; l’ambiente, con i suoi mutamenti lenti, ma inesorabili è un problema a lunga scadenza, che cozza con fatti di cronaca eclatanti e scoop politico-economico. È necessario un cambio di prospettiva che investa la politica, le istituzioni e i buon cittadini secondo il quale prevenire è meglio che curare.
Rachele Bifolchi