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Intervista a Maria Laura Rodotà

Nell’ambito del secondo incontro per il ciclo “Donne, media e potere” è intervenuta Maria Laura Rodotà, giornalista del Corriere della Sera, insieme ad altri volti noti del panorama giornalistico femminile, proprio per approfondire quella che sembra sempre più una triste realtà: la mancanza di un’effettiva parità tra i due sessi nell’ambito giornalistico, sia per quanto riguarda il profilo professionale vero e proprio, sia per l’atteggiamento dei media stessi nei confronti del gentil sesso. La capo-redattrice ha confermato l’esistenza di questa tendenza al maschilismo, proponendo proprio alla sua collega della Repubblica Laura Laurenzi un impegno ad arginare questo “sessismo ordinario” iniziando dalle piccole cose, anche solo rispondendo alle battute maschiliste frequenti in qualsiasi ambiente lavorativo.

Nel suo percorso professionale è stata mai protagonista di episodi discriminatori?
Diciamo come tutte di si. Mi è capitato di ubire micro discriminazioni, piccole molestie, tutte sottotraccia. Però si sopravvive.

Se lei si è ritrovata in questo ruolo professionale o a curare un particolare argomento invece che un altro, è successo perché è donna o per un suo particolare merito o una sua esperienza precedente?
Di solito quando si deve mandare qualcuno a trattare qualcosa lo si sceglie per la capacità o per l’esperienza in quel settore, certo però, devo ammettere che tante volte, anche per pigrizia, ho curato molti argomenti di carattere femminile e molti pezzi correlati col mondo delle donne.

Si può cercare in qualche modo di cambiare lo status quo rispetto alla situazione delle donne?

Per cambiare qualcosa si può intraprendere la professione giornalistica, studiare, laurearsi per proporsi in ruoli che di solito sono di appannaggio maschile.

Così come mostrato anche nel documentario “Il corpo delle donne”, il modello di donna di potere e di successo si presenta ricalcato su l’esempio maschile, anche nell’approccio verso le stesse donne. Secondo lei c’è un altro tipo di modello di donna di potere?
Bisogna inventarlo.

Gloria Lattanzi

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