Uno sguardo alla salute della stampa italiana: intervista a Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti
La stampa in Italia soffre. Soffrono i giornalisti per la loro libertà e sicurezza economica. Soffrono le testate cartacee che hanno sempre meno lettori ed entrate pubblicitarie. E soffrono anche i lettori che spesso non trovano un’informazione imparziale e di qualità.
Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, prima di intervenire al panel “Vedo o non vedo? Spostare il limite più in là” organizzato durante la prima giornata del Festival internazionale del giornalismo di Perugia parla dello stato di salute della stampa italiana.
«Il nostro giornalismo sta male. La carta stampata perde copie e credo che diminuisca sempre più la credibilità di chi fa informazione. Mentre quelli che lavorano sul web pur avendo un grande audience non hanno stipendio. Così viviamo in una frase di transizione da cui dobbiamo uscire.
Questa crisi ci ha dimostrato che noi non possiamo più fare informazione come abbiamo imparato a farla. E il problema consiste nell’aver capito cosa non si deve fare ma non abbiamo capito bene cosa dobbiamo fare nel mondo del quarto potere.
Questo malessere, dovrebbe soprattutto riguardare gli editori, perché i giornali sono di loro proprietà, ma sembrano in altre faccende affaccendati. Essendo degli editori impuri sembrano più preoccupati a rincorrere l’impurità piuttosto che l’informazione.
Invece, noi giornalisti, dobbiamo capire in questo omento critico come trasformare il nostro modo di informare e cosa insegnare a chi vuole seguire la nostra strada».
Come presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti che consigli rivolge agli aspiranti cronisti?
Di studiare, studiare, studiare. Se un giornalista non è competente e non sa di cosa parla,
non può difendere le proprie tesi e quindi lo stesso concetto di libertà. I cronisti devono essere certi di quello che dicono per difendere l’autonomia e la libertà del loro lavoro.
Le redazioni come stanno affrontando lo stato di crisi che hanno dichiarato?
Stanno rottamando i giornalisti più anziani, che forse sono quelli che difficilmente possono essere riciclati, e per ottenere risultati commerciali positivi, vendono i loro prodotti informativi con dei gadget, come i libri, che hanno ammazzato l’informazione cartacea, rendendola così una carta da imballaggio.
Se si crea un’opportunità per risanare i conti, si deve anche creare un nuovo progetto, altrimenti quello vecchio riprodurrà ciclicamente i danni di prima.
L’informazione di domani che caratteristiche avrà?
Io credo che il futuro dell’informazione dovrebbe essere qualitativamente maggiore e quantitativamente minore perché il cittadino non ha più tempo di leggere la carta, di ascoltare ore di trasmissione e di navigare per ore e per giorni in internet. Quello che cerca deve trovarlo con un valore aggiunto, dove come valore aggiunto si intende il modo con cui si approfondisce una notizia. Un articolo, un servizio deve dare qualcosa in più ai fruitori dell’informazione. Se questo non succede il cronista ha fallito il suo scopo.
Nell’era della digitalizzazione dell’informazione quali possibili scenari si possono prevedere?
Qualcuno dice che la partita è persa, e che l’informazione cartacea non ha futuro ma io credo il contrario. Al Gore ha detto che quando hanno inventato il motore a scoppio, la bicicletta non è morta, ma ha solo subito cambiamenti. La tecnologia tradizionale deve affiancarsi a quella più evoluta e modificarsi di conseguenza. Quindi, i giornalisti devono rinnovare la propria professionalità.
Qual è il vero problema del giornalismo italiano?
Il cattivo uso della libertà che fanno i giornalisti. La usiamo per azzannarci l’un l’altro, per trasformarci in organi di partito, per parlare non ai lettori ma agli elettori. Scriviamo sempre articoli mirati a una nicchia sempre più ristretta. Invece, dire che in Italia ci sono problemi nella libertà di informazione è caricaturale
Oggi, l’informazione italiana che ruolo ricopre?
E’ il megafono dei leader.
Quindi quanto e’ difficile condurre inchieste e approfondire tematiche ‘scomode’?
Tanto, sopratutto perché all’editore non interessa fare inchieste per l’elevato costo. Questo settore del quarto della stampa è importantissimo, è il vero valore aggiunto dell’informazione, infatti un giornalismo che in qualche modo non è d’inchiesta che tipo giornalismo è?
Clelia Passafiume