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Intervista a Concita De Gregorio

Oggi, al Teatro Pavone, si e’ tenuto il primo dei quattro incontri dedicati al rapporto tra le donne, i media e il potere, volti a riflettere sull’uso che viene fatto del corpo femminile dai mezzi di comunicazione e in generale sulla posizione delle donne nella societa’ odierna.
Fra le speakers di oggi c’era Concita De Gregorio, direttore de L’Unita’, che ha focalizzato l’attenzione sulla regressione che e’avvenuta negli ultimi anni rispetto alle conquiste femministe degli anni Settanta e sul pericolo di un modello culturale, ormai dominante in Italia, che vede le donne come oggetti sessuali o specchietti per le allodole che “facilitano gli affari” con uomini ricchi e potenti.
Ho incontrato il direttore De Gregorio alla fine della discussione e le ho rivolto alcune domande.

Direttore, nel suo intervento lei ha parlato della responsabilita’ della cultura televisiva e dell’immagine della donna che essa propone e che sta diventando il modello predominante. E’ possibile interrompere questo fenomeno?
Si’, e’ possibile porre fine a questa dinamica perversa mediante la rabbia. Una reazione collettiva e rabbiosa, delle donne in particolare ma non solo, potrebbe generare gli anticorpi per questa malattia dall’interno di questo stesso organismo malato.

Cosa intende, in termini concreti, quando parla di anticorpi?
Intendo l’indignazione che si ottiene solo informandosi. In Italia circa l’80% delle persone non legge nulla e si informa soltanto tramite la televisione, che sta operando un vero e proprio oscuramento dell’informazione. Anche i giovani che hanno il modo di rivolgersi ad una pluralita’ di mezzi, per primi i giornali, non lo fanno.
Solamente informandosi a fondo si puo’ prendere coscienza e reagire a questa specie di sottopensiero strisciante.

La sua collega Joumana Haddad, proveniente dal Libano, ha sottolineato il ruolo che la religione islamica ha svolto nel trasformare il corpo della donna in un’entita’ sporca e peccaminosa. Lei pensa che questo sia in qualche modo accaduto anche in Italia con la religione cattolica?
Certamente. La religione cattolica, e prima cristiana, da tempi molto antichi attua una campagna di demonizzazione delle donne, e non solo per il loro corpo.
A questo proposito raccomando la visione del film “Agora’”, che ho avuto occasione di vedere in anteprima, che racconta la storia di Ipazia, scienziata alessandrina perseguita e massacrata per ordine degli alti rappresentanti della chiesa cristiana del tempo solo perche’ era una donna colta e potente, con un grande seguito di discepoli.

Per concludere, ha un consiglio da dare alle giovani donne che vorrebbero intraprendere il suo stesso percorso professionale?
Farlo. Senza mai smettere di crederci.

Valentina Selmi

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