“La questione morale è una questione di incontinenza sessuale”: Donne, Media e Potere
Teatro Pavone. Ore 17.15 dopo la martellante ripetizione di uno spot televisivo eccole che entrano, silenziose ed eleganti (proprio come solo le donne sanno fare). Unico uomo sul palco è Emilio Carelli, direttore di Sky Tg24, che apre il dibattito con una provocazione sostenendo ironicamente che “le donne necessitano di essere guidate”. La necessità, il bisogno principale che emerge nel quadro generale è il tentativo di evitare di rassegnarci a dire che “noi donne siamo sole”. Con grande lentezza e fatica sono stati fatti passi in avanti in riferimento ai riconoscimenti e alla tutela dei diritti della donna anche se l’unica visione esterna della giornata, Joumana Haddad, non condivide appieno questa realtà. I passi in avanti sono stati fatti da persone che ormai hanno anni ed esperienza alle spalle, quando ancora si sentiva l’esigenza di combattere per qualcosa, quel qualcosa che è stato conquistato con fatica ma che ora è stato lasciato lì, fermo, senza pensare che il mondo continua e ci pone costantemente nuove sfide davanti. Carmen Consoli ricordava quanto fossero belle le nostre nonne, che erano ancora completamente impregnate da quella elegante purezza che abbiamo completamente venduto in cambio della nostra libertà ormai violentata. Ma questo è stato l’incontro immediatamente successivo che potrebbe però considerarsi un’integrazione e un completamente di quello precedente. In linea generale sempre di donne parliamo, donne che sono in gran numero presenti nei media o nella televisione ma meno in cariche e ruoli importanti (ad eccezione di casi sporadici come Hillary Clinton ad un passo dalla casa Bianca o Angela Merkel, prima donna a ricoprire la carica di Cancelliere della Germania). Concita De Gregorio specificava inoltre un errore di base ,la catalogazione e stereotipizzazione della donna, provocata e prodotta da un’incultura che si è manifestata nella sua drammaticità negli ultimi anni. Oggigiorno lo strumento principale d’informazione (utilizzato da 7 italiani su 10) è la televisione, che produce una substrato di cultura impacchettata e ben catalogata. Come sosteneva Clifford Geerz “Non diretto da modelli culturali il comportamento dell’uomo sarebbe praticamente ingovernabile, un puro caos di azioni senza scopo e di emozioni in tumulto. La cultura, la totalità accumulata di questi modelli, non è un ornamento dell’esistenza umana ma una condizione essenziale per essa”. Questa condizione di indifferenza e carenza di moralità ha contribuito a creare modelli di donne che sfruttano le uniche apparenti qualità in proprio possesso producendo una strumentalizzazione del corpo che genera un gioco insensato in cui la donna diviene complice contro se stessa. Trovare una soluzione ad un problema così radicato ed ingombrante è difficile e lungo da raggiungere ma proprio per questo bisognerebbe ripartire dalla base, dall’ABC, dalle bambine che ora si affacciano alla vita (Concita De Gregorio) o tentare di dare avvio ad una “nuova visione della donna”utilizzando lo stesso strumento che ha spinto a tale “degenerazione” ma per diffondere un “nuovo genere di donna” contrapposto e differente a quello che viene lanciato costantemente nelle reti televisive (Joumana Haddad).
Silvia Iubatti