Per 5 giorni Perugia è patria della comunicazione
Da buon perugino, Corso Vannucci ha un significato storico e sociale per me: sono cresciuto facendo mille volte quel percorso, ma sempre in situazioni differenti. Per la prima volta ieri mi sono ritrovato a solcare ancora quelle pietre di basalto in cerca della “via del giornalismo”. Ora non so se tale si può considerare per tutti coloro che, come me, partecipano come volontari al Festival Internazionale del Giornalismo; ma sono certo che quelli che oggi hanno saltato da una conferenza all’altra facendo interviste, ascoltando argomenti seri, partecipando a dibattiti sui più disparati problemi e facendo miliardi di foto, si sono resi conto della grande opportunità offerta ad una città come “Augusta Perusia”. Alla fine gli argomenti di spicco sono sempre i soliti, ma è il come vengono affrontati che distingue queste cinque giornate da tutto quello che si legge nei giornali o si vede negli altri mezzi di comunicazione. Ne è stato un esempio Myrta Merlino: grande economista, giornalista attenta e soprattutto con una dialettica molto comprensibile, anche per un profano come me. Tanto comprensibile che ci ha fatto capire a tutti che l’Italia è, non solo in crisi, ma in via di peggioramento e che è possibile un declino ancora più profondo. Naturalmente la Melino ha suggerito anche delle soluzioni, ma non ha nascosto il timore che questi suggerimenti siano solo parole al vento. Altro intervento, che in molti forse non hanno considerato all’altezza, è stato quello di Oliviero Beha: “Il Calcio, Le Pagine Sportive, Il Racconto Di Una Generazione”. Insieme a Gianni Perrelli, noto scrittore, giornalista dell’Espresso e ancor prima del Corriere Dello Sport e grande voce di un’Italia fatta di reportage, hanno creato quell’ambiente che in pochi si aspettavano di vedere in questo evento: un dibattito senza peli sulla lingua dagli scandali del calcio ai problemi istituzionali degli ultimi tempi. D’altronde da due grandi giornalisti come loro si poteva pretendere di meno? Per concludere la giornata in leggerezza, uno potrebbe pensare di andare a vedere Luca Valtorta, direttore di “XL”, e la sua amica Carmen Consoli che fanno una “chiacchierata”; ma anche li, dopo dei simpatici aneddoti sulla gioventù e sulla figura paterna, si parte per un viaggio tra i problemi dell’Italia, dall’impatto non proprio positivo della cosiddetta ‘trash tv’, per passare poi alla pedofilia, alla mafia e a tutto ciò che c’è di poco ‘puro’ nel “Bel Paese”. Ecco cosa ha portato il festival a Perugia: chiarezza, intelligenza e gente che non ha paura di parlare, nel bene o nel male. Certo questi tre esempi sembreranno meno di rilievo davanti a conferenze come quelle di Concita De Gregorio, Bill Emott e Gad Lerner , ma in realtà sono solo un volto più nascosto di quel giornalismo italiano che non vuole piegarsi.
Abramo Chiccarelli