Come possiamo continuare ad amare il calcio pur sapendo che in esso c’è qualcosa di sbagliato?
E’ questo il tema centrale su cui si è basato l’incontro di oggi, 21 Aprile 2010, alle ore 17 a cui hanno partecipato: Oliviero Beha, Giovanni Francesio, Matteo Marani, Gianni Perelli, Matteo Marchetti e Luca Sappino. Direttamente riferito al calcio, indirettamente riferito a qualcosa di più grande. Per quasi tutta la durata dell’incontro si è parlato del calcio come metafora del sistema-paese. Cioè l’Italia che si rispecchia nelle curve degli stadi. Come le curve stanno andando in rovina, anche l’Italia sta regredendo. Secondo Beha, il giornalsimo sportivo e quello d’informazione non devono svolgere ruoli diversi e separarsi, ma unirsi e per contribuire alla rinascita del nostro Bel Paese. A questo riguardo Beha, racconta un aneddoto che riguarda Silvio Berlusconi, il nostro Presidente del Consiglio. Andato a Milanello, parlò con alcuni giornalisti dicendogli: “Tutta la stampa dovrebbe essere come voi, giornalisti sportivi!”. In poche parole tutta la stampa dovrebbe dare merito al proprio partito, tirare acqua per il proprio mulino. Cosa che oggi si è verificata: La stampa non racconta la realtà, ma tifa: con o contro Berlusconi. Tutti i partecipanti sono stati d’accordo poi, nel dire che servirebbe una maggiore storiografia nel calcio, e nello sport in generale e una maggiore scientificità. La prima parte dell’incontro tutti gli invitati hanno preso una loro posizione e l’hanno descritta pubblico. Nella seconda parte, Oliviero Beha e Gianni Perelli hanno “tenuto banco”. Si è passati dall’ involontaria intervista a Zeman che ha scatenato il caso doping nel lontano 1998 a cura di Perelli, a Calciopoli, al Calcio Scommesse e al Caso Cameroon dei Mondiali di Spagna 1982, che hanno visto l’Italia, comprare una partita con il Cameroon(Italia – Cameroon finì in pareggio) con l’inchiesta da parte di Oliviero Beha, durante la quale Beha venne minacciato di morte e rischiò di perdere il suo posto da giornalista.
Si è passati poi alla domanda centrale, ma anche conclusiva di questo dibattito, una domanda retorica che probabilmente non avrà mai risposta: Come posso continuare ad amare il calcio, a fidarmi dei giocatori, a tifare una squadra pur sapendo che dietro c’è qualcosa di sbagliato?
Beha con ironia risponde cosi: “Quando ami una donna, la ami in qualsiasi maniera, anche al gabinetto. Io conosco il calcio al gabinetto, e per continuare ad amarlo me lo immagino migliore”.
Marco Castellani